martedì 11 febbraio 2014

Indefiniti scenari.

Gli Svizzeri hanno respinto oltre frontiera gli immigrati, compresi quelli della Unione europea. Un referendum ha sancito una forma inversa di extra comunitarismo, nazionale, questa volta. A eccellere nella ripulsa, sono stati gli italofoni abitanti del Canton Ticino, con ben il 66% dei voti ostracistici. Le maggiori città dei tre Cantoni si sono espresse difformemente, ma il resto del pur piccolo territorio ha imposto la sua volontà esclusiva. Il provvedimento di contingentamento degli stranieri riguarderà anche i frontalieri, quelle persone, cioè, che passano il confine per lavorare e fanno ritorno in patria ogni giorno o, più frequentemente, per il fine settimana. Molti tecnici qualificati lombardi avevano trovato un riconoscimento economico adeguato alle loro capacità, proprio in Svizzera, dove erano apprezzati consulenti o lavoratori dipendenti: ora dovranno ripiegare, da disoccupati, entro i loro confini. Si darà quindi luogo al ripristino dei contingentamenti di lavoratori ammessi e per un tempo predefinito. Venite pure, dunque, ma nel numero e per il tempo di nostra stretta utilità. Si tratta, in fondo, del Paese degli evasori, enclave privilegiata e antimondialista. un'altra contraddizione, ma a pensarci bene, anche una chiarificazione, concreta e patente, della globalità degli egoismi. Un'indagine demoscopica attesta che un terzo degli italiani ritiene normale praticare sesso fra adulti e adolescenti; se lo ritiene normale, vuol dire che lo pratica oppure lo ha praticato, nella sua esperienza di vita. L'indagine non fissa età alle adolescenze coinvolte, ma il termine stesso che è suscettibile di digradazioni arbitrarie, indica una fase della vita nella quale la personalità è ancora in fase di costruzione. Fossero anche gli ultimi piani, non è dunque ancora terminata. Per questo, invadenze vili verso i fanciulli, l'antica efebia, dopo che la psicoanalisi ha rivelato a tutti - rimanendo marginale, anzi osteggiata nelle conoscenze - quante sofferenze e deformazioni può apportare ad anime non ancora autonome e quindi in grado di prestare e ricercare consenso, non solo l'abuso, non solo la molestia, ma anche l'influenza precoce, sarebbero da respingere e sanzionare severamente, dopo adeguate campagne formative, per i fanciulli ma, a quanto pare, anche verso la popolazione adulta, per liberare il tabù, largamente infranto, da timidezze e vergogne e, soprattutto per uccidere il fantasma che porta gli offesi a chiudersi in se stessi, effetto sul quale contano i profittatori. Sigmund Freud asseriva che tante nevrosi e dolori psichici della vita adulta trovavano la loro genesi in precoci esperienze disturbatrici, subite ad opera di persone adulte quando la personalità delle loro vittime è ancora in formazione. Ben vengano queste rilevazioni a sbatterci in faccia l'entità della cattiveria che è sempre figlia dell'ignoranza. Roman Polanski violentò una tredicenne in casa di Jack Nicholson. Il padrone di casa era ubriaco. Come ci fosse entrata una tredienne e che cosa ci stesse facendo, non ricordo. Sta di fatto che la violenza ci fu e venne acclarata. Il regista fu processato e condannato, poi gli fu concesso una specie di salvacondotto per l'espatrio. Si stabilì a Parigi, da dove continuò a dirigere dei bei film, per produttori e con interpreti nord americani. Due anni or sono, ritenendosi al sicuro, rientrò negli Stati Uniti per ritirare un premio, ma fu arrestato. Con una procedura rapidissima, fu di nuovo liberato ed "esiliato". Comportamento strano per la giustizia e l'amministrazione pubblica statunitense, con la quale non si scherza, a prescindere dal ruolo sociale. Ma, per due volte, in questo caso, non è stato così. Lobby all'opera? Come escluderlo, anche alla luce di parte della filmografia di Polanski, intrisa di occultismo e di esoterismo? Con Mia Farrow protagonista, si affermò con Rosemary's baby, un film sul figlio del diavolo, concepito in stato di ipsnosi durante cerimonie alle quali partecipava in condizione di incoscienza, officiate dal marito e da due caramellosi vecchietti, una coppia di satanisti, vicini di casa, con cui aveva stretto amicizia. Ebbene, Mia farrow, reduce da un matrimonio e da una relazione intermittente con Frank Sinatra, sposerà Woody Allen, senza interrompere la liaison con The Voice. Roman, il figlio attribuito ad Allen, sarebbe invece di Sinatra. In compenso, la coppia Farrow-Allen adotterà una quantità incongrua di trovatelli, incongrui a qualsiasi forma di educazione, in senso tradizionale e dell'integrazione. Sarà per sposare una delle figlie adottate che Allen lascierà Mia Farrow. Sta ancora con l'ex figlioccia o figliastra, con cui ha adottato due bambine. Da allora, l'acredine della pur non fedele Mia si è rivolta contro il filosofo-regista, fiancheggiata dal figlio Ronan, di incerta paternità e dalla ventottenne Dylan, la bambina che, a sette anni, fu molestata, a suo dire, da Woody, all'epoca della separazione da Mia Farrow. Anche per Woody, la giurisprudenza è stata ambigua e sembra destinata a rimaner tale, pur chiamata ripetutamente in causa sullo stesso argomento. La Farrow, nei giorni dell'abbandono, partorì un figlio maschio - si è detto - la cui attribuzione a Woody o ad un ritorno di fiamma con Frank Sinatra, pur settantottenne ( ma nell'epoca post berlusconiana, chi ci fa più caso? In fondo Sinatra cantò l'amore sensuale ben oltre gli ottant'anni, l'amore dei ricchi coadiuvati e in eleganti marsine ), è sempre rimasta incerta. Piuttosto evidente, invece, è stata l'acredine della Farrow, che non si è più risposata, verso il regista newyorkese, in fuga "amorale" con una delle figlie, ma adulta. Ecco che la vicenda acquista le sembianze e le atmosfere di una sceneggiatura cinematografica a quattro mani: Polanskiane e Alleniane. Di entrambe le possibili versioni, Mia farrow è la poliedrica protagonista. "Una manipolatrice, che ha istigato la figlia ad accusarmi, tramettendole il suo odio verso di me, inducendole una sindrome recidivante, anche ora che è sposata e che è madre di due figli suoi". Della stessa opinione è Moses Farrow, altro asiatico figlio adottivo dell'attrice americana, che si è rivoltato contro la madre, contestando le sue accuse all'ex marito. La stessa sindrome ostile che sarebbe stata indotta nel figlio Roman, di incerta attribuzione, che ha cambiato sia il nome assegnatogli da Woody, sia il suo cognome, per assumere quello certo della madre. Un sordido patrigno o una mefistofelica madre, in un harem e caravanserraglio affidatario e non, privo di argini e fedifrago esogenicamente ed endogenicamente? Una claque di figliastri, a vario titolo chiamati in causa e coinvolti in una saga adottiva e adattatoria, orfanotrofiale, troppo dilata per essere compresa, priva com'è di argini razionali, una drammatizzazione alla Polanski o una psicanalitica pochade alla Woody Allen? La verità giudiziaria - credo - non sarà accertata, nonostante la duplice chiamata in causa del tribunale e neppure l'eventuale montatura - a quanto pare - sarà investigata e, se scoperta, perseguita. Il finale resta indeterminato e, nei suoi connotati, indefinibile.

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