domenica 9 febbraio 2014

Puzzle.

Era appena trascorsa l'Epifania, quando la Logistica di un'azienda ricca di slogans e di vantate sostanze,si è rimanifestata come una malattia cronica, a ravvivare sgradevolmente la memoria di altri preludi al peggio. Dopo anni di usi regalizi per la clientela, per la prima volta ( con qualche eccezione occulta e mirata ) non si fornivano gli sportelli di calepini delle rimembranze e ci si limtava ad economici lunari. Appena passati i tempi degli auspici, una mail beneaugurante, dopo aver rammentato che nell'anno in corso ci attendono nuove guapperie, si chiedeva e ci chiedeva se non fosse il caso di pensare, prima ancora di concepirle, alle ferie, passate e future, quel monte ore di impedimenti, per permettere all'organizzazione di dislocare le truppe superstiti delle precedenti campagne. Compulsioni ripetitive di un'espansione a spese delle entità consimili e a salvaguradia del proprio recinto fortificato. Il protocollo dello Stato Maggiore veniva compulsato dalle figure di collegamento, inverato da una nota pedagogica e morale dei pastori del gregge, da un samizdat del tribunato della plebe che ne sottolineava scolasticamente i contenuti, compendiati nel CCNL. Suggellava le ripetizioni, una summa aziendalista. Passati un paio di giorni, si riesumava dagli archivi delle società di consulenza, un'altro dimidiato interprete, in realtà raddoppiato nelle mansioni e ridimensionato nelle già scarse facoltà, con fortissime limitazioni nei diritti e nelle facoltà, per consentire un uso discrezionale e intensivo di ogni abusata risorsa. I promoter venivano dappresso vessati da budget, simili a quelli delle laparotomie negli ospedali, coinvolgendo anche quanti che non ne avevano bisogno. Ripartiva l'itineranza dello sviluppo ambulante dei poveri piazzisti rimodernati della mia infanzia, che, su di un camioncino, alle intersezioni delle strade, concludevano le loro perorazioni con un "mi voglio rovinare! Aggiungo ancora.." Se non altro, il tono è di nuovo quello. Sta di fatto che l'abolizione dei gadget, le ferie programmate a Gennaio, il controllo sulla redditività analogo a quello esercitato dai prosseneti, con sevizie conseguenti all'inadeguatezza reddituale, sono retaggi già sperimantati una quindicina di anni fa, senza risultati apprezzabili per chi profumatamente li pagava, pur essendo già in difficoltà. Un'altra contraddizione, come se non sapessero gestire da sé le prorpie aziende e si trovassero lì per portato clientelare ed ereditario. Si tratterà di difficoltà da dividendi, da consistenza dei medesimi o di affanno a reggere il mercato, nel quale, esulando da controproducenti incursioni sui circuiti mondiali, per le quali non si è attrezzati, bisogna ripiegare sulle scarne spoglie autoctone, sempre le stesse, in termini numerici e di capitali, da sottrarre agli altri contendenti. Che all'uopo si sguinzaglino anche i cassieri "liberati", salvo farli tornare ai compiti originari, al primo inconveniente programmatorio, è un ulteriore sintomo di disordine, di confusione e di crisi. Non tutto ciò che luce, infatti, è oro. I premi e le afflizioni sono discrezionali; si sa che ci saranno, ma non si conoscono le loro entità. Ricordo un collega che concorreva, con buoni risultati, per un frigorifero. Il cappio, al 50% del capitale necessario, sarà l'ossessione pubblicitaria del momento; l'immobilizzo dei capitali liquidi residui all'esportazione illegale, il salvadanaio, per così dire, si attesterà sul 2%, 3% o 4% lordi, secondo la loro consistenza. Anche l'arruolamento massivo sarà apprezzato; il duro lavoro, recita la vulgata, la costanza del ritmo, saranno propedeutici al "loro" successo. Stride la lamentela circa la cattiva qualità della clientela acquisita "all inclusive": con questi metodi ne raccoglieranno a pioggia. Si cerca soltanto di rastrellare in concorrenza, in un momento di riflusso per aziende senza ordinativi e senza finanziamenti, né finanziatori, grandi e piccole, senza sostenere spese accessorie. La contesa si fa sempre più entropica, i risultati sono sempre più di breve durata. E' tutto scopertamente contraddittorio con la globalità giustificatoria del fenomeno finanziario, nonostante gli indubbi privilegi di approvigionamento di denaro a tassi simbolici, che taluni soggetti hanno ottenuto da parte delle autorità europee, senza che ne fosse vincolato l'utilizzo. Come in ogni società mercantile, evoluta o involuta, alla rozzezza del costume si associa uno spirito guerresco particolaristico e ripetitivo. Gli emigrati, cittadini delle cosiddette nuove democrazie dell'Est, osservano come nella Bielorussia dell'altrimenti dipinto dittatore Lukasenko, alla "monarchia" del potere sia associata la stabilità economica modesta, ma che non provoca emigrazione, una moneta nazionale che non conosce fluttuazioni, mentre nei loro "liberati" Paesi, la miseria e i torbidi continui non fanno che svalutare la divisa nazionale, in confronto col dollaro degli Stati Uniti. E' meglio - si chiedono - la dittatura bielorussa con il Papà sempre accompagnato dal figlio più piccolo, in ogni occasione pubblica o le democrazie formali..e basta in cui si sono ritrovati loro? Sull'invarianza delle condizioni servili mobilitate, privilegiate dall'essere stabilmente, anche se vagule, al servizio del reddito altrui, basa il suo mantenimento l'azionariato assenteista. La chiamata all'impegno e al sacrificio cerca di mascherare l'oggettiva contrapposizione degli interessi; un posto apparentemente stabile si sconta in metodico sfruttamento. I diritti che molti scoprivano di avere proprio all'atto dell'impegno lavorativo, sono relegati negli interstizi e non sono neppure conosciuti dalle ultime leve; gli accordi fra le imprese e gli ex sindacati sanciscono l'impossibilità di qualsiasi presa di coscienza, pena l'esclusione e la razzia dei propri diritti. I segni evidenti di una società autoritaria si evincono da tutti questi coerenti comportamenti. L'uso promiscuo delle maestranze in ogni ambito della vita produttiva, aspira al superamento dei riferimenti normativi - che non hanno niente a che vedere con quelli sindacali -. Organizzativamente, ogni residuo istituto, quali la durata giornaliera del lavoro, la retribuzione prevista, non subordinata al cottimo accertato meccanicamente, che è vietato, è superato regressivamente e ignorato, nella speranza, ben riposta, nell'acquiescenza, nella accertata "neutralità" politica, ma anche aziendale, dei sindacati, che rendono praticabili le sofisticherie interpretative delle norme, da opporre, in un favorevole clima propagandistico, avulso dalla realtà, in ogni sede di giudizio. Le giovani generazioni, sono un modo di dire: ne sono già maturate parecchie edizioni, tutte omologate al ribasso, nell'occupazione, nel reddito, nell'abbigliamento, nella vacuità intellettuale acritica. I mendicanti aumentano, il lavoro latita, i salari sono da sussistenza, l'immigrazione e l'emigrazione si parallelizzano. Ormai, anche le cure mediche si limitano agli interventi d'urgenza, alle visite contingentate, secondo un minutaggio preventivato. Tutte le necessità, precedenti e susseguenti agli interventi, vengono demandate alle famiglie e confliggono con le pretese efficientistiche e produttivistiche. La battaglia per l'acquisizione delle medesime quote di mercato e quindi per l'arricchimento particolare, in confronto con il crollo, la povertà degli altri attori merceologici, si fa spasmodica, si banalizza professionalmente ed eticamente, in un contesto nel quale la percentuale di disoccupati eguaglia quella di chi lavora, mentre gli skipper dei capitali percorrono sempre le stesse rotte del puzzle. Le guarentigie rivendicabili sono state occultate dai tribuni della plebe alla ricerca di un riconoscimento pubblico che li istituzionalizzi. Troveranno tutela marginale per i loro vertici, ma non otterranno mai il riconoscimento agognato, se non in scanni parlamentari. Il sinallagma, il rapporto a prestazioni corrispettive è stato sottomesso alla mera acquisizione temporanea di merce.

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