lunedì 17 febbraio 2014

L'evoluzione del pensiero moderno inclina troppo spesso alla negazione delle basi della civiltà.

In Olanda, piccola patria sommersa della democrazia, aumentano le pressioni e la propaganda per legiferare sull'eutanasia neonatale, in presenza di gravi malformazioni, che renderebbero infelice la vita del nuovo nato e ne impedirebero l'utilizzo. Verrebbe anzi a gravare sui costi. Ma è proprio la patria della democrazia sommersa, questo piccolo Paese, nel quale la liberalizzazione quarantennale delle droghe da intrattenimento, si accompagna alla ghettizzazione e all'abbandono di chi non ce la fa, ma nel quale, all'aumentare della percentuale di immigrati è subito corrisposta una ripulsa razzistica, che presenta molti connotati dell'idealizzazione esclusiva della razza bianca, che si è subito trasformata in un partito? Adesso, dopo l'eutanasia per i vecchi o per i volontari stanchi e depressi, quindi costosi ed inutili, si è aggiunta la versione aggiornata della rupe tarpea, in un revanchismo del nazismo sottostante, o meglio dei suoi prodromi sottoculturali, propri di quelle nibelungiche popolazioni del nord Europa, tanto adatte all'efficienza produttiva e così inclini al barbarismo soggiacente. In Italia e altrove, la lobby intellettuale del radicalismo più spinto, ha cominciato subito a rilanciare il messaggio "per la vera vita", esentrice, per gli sfortunati, dell'onore e del dolore di viverla. Sta di fatto che, una volta acquisita, la vita s'attacca per puro istinto, anche alle condizioni più limitanti e infelici, trova elementi sentimentali, etici, artistici, di contemplazione naturalistica o di analisi interiore, che inducono chi è limitato nelle facoltà, a viverla comunque e a distaccarsene, come tutti, con dolore e rimpianto. Quando questo non avviene e, anzi, la morte è ricercata, sono intervenuti altri fattori, altre influenze, altri eventi a spegnerne la luce. Che di questi elementi si voglia fare, in pieno conformismo con l'ideologia, arida e incivile, che imperversa, il canone inverso della "vera vita" e che questa neo ideologia strumentale al potere, in un periodo di crisi, venga dalle ridotte settentrionali del continente, con la sua ininterrotta tradizione di eugenetica e di barbarica efficenza, è avvisaglia di nuove tenebre. Nella stupidità dilagante, i contributi delle tradizioni culturali umanistiche, le più ampie e radicate che ci siano, deve tenere in rispetto e sovvertire questa deriva di esclusione. L'ideologia liberale, quella socialista e, infine, quella radicale, sono state le leve per scalzare altre sedimentazioni di potere oscurantiste e opprimenti, che, come ogni espressione del potere, comportavano insensibilità e sentenziosa relegazione. Ma neppure queste "evoluzioni" devono essere assunte come vere, come immodificabili, "progressisti" canoni di comportamento, quando involvono in prassi inumane. Il sincretismo culturale deve svolversi e dipanarsi dialetticamente, mantenendo la capacità di non riconoscere quello che nega il fondamento di ogni civiltà. Anche se costa un po' di più.

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