domenica 27 maggio 2012

Il mio regno non è di questo mondo.

Dunque, è stato il maggiordomo. Una categoria conformista e fedele che illude i beneficiari delle servizievoli cure, ma che, in fondo al cuore, conserva un barlume di indipendenz di giudizio e di sano spirito critico. La materia del diavolo. Il giorno prima era stato licenziato il Governatore dello I.O.R., la banca del Vaticano, non più ritenuta sicura dai grandi advisors internazionali che, per evitare di rimanere invischiati in riciclaggi ed evasioni tributarie avevano chiuso i loro conti di corrispondenza con la banca che già fu di Marcinkus. Era maggiordomo del Papa anche il papà di Emanuela Orlandi; a suo tempo si legò la scomparsa della ragazzina all'intimità "diplomatica" del camerlengo con il Pontefice. Ma forse è stata tutta una montatura che solo la "fede" ha sviato dalle giuste traiettorie investigative. Almeno di quelle giornalistiche. Cosa avrebbe fatto Paoletto, che esce di casa ogni mattina alle 5 per essere al capezzale del Papa, vestirlo e servir messa nella sua cappella privata? Avrebbe intercettato una serie di lettere, indirizzate al Benedetto di turno o al suo Segretario di Stato, Barbera Bertone, passando per il suo badante interessato alla porpora, tale Georg. Le lettere sono di una banalità sconcertante e non rappresentano motivo di meraviglia per chiunque non sia interessato ad alimentare una polemica che, però, è evidentemente in atto, internamente ed esternamente al colonnato del Bernini. Ciò che trova documentale conferma è il tono untuoso, mellifuo, ipocrita della vita di Corte, di qualunque Corte, direi. Sono autogiustificazioni, accuse trasversali a correnti prelatizie. Da molti anni, gli Apostoli di verità, senza ricorrere a giornalisti d'inchiesta, pubblicano i retroscena dell'humus curiale per i tipi delle edizioni Kaos. Non è una novità: ben più grave, moralmente, fu il servizio fotografico che il medico personale di Pio XII realizzò al capezzale dell'agonizzante e controverso Pontefice. Di Giovanni Paolo I si dice che sia stato soppresso "nella culla", prima di mettere in atto una radicale riforma della Curia, di Giovanni Paolo II, che si sia servito di triangolazioni finanziarie per fomentare un sindacato anticomunista in Polonia. In fondo, Shakespeare avrebbe trovato elementi per testi drammaturgici, negli attuali sacri palazzi, come ne trovò, a bizzeffe, nella Corte elisabettiana. Il maggiordomo, custodito in un loculo, una ex segreta nobiliare ( il Vaticano ospita i Principi ecclesistici e i loro famigli che, porprio per il fatto di essere dei famigli, sono sempre potenzialmente colpevoli ) di quattro metri per quattro, tace e, per ingannare il tempo, fare training autogeno e sottrarsi all'inquisizione degli inquirenti, prega. Il Capo della Polizia vaticana è un ex dirigente del SISMI, il servizio italiano per la sicurezza esterna e pare che la sua funzione sia di investigare la vita privata di tutti i residenti; sta di fatto che, come già faceva in Italia, avrà sicuramente sviluppato una anguillesca abilità nel districarsi fra interessi, potentati e le persone che li rappresentano, per cui, proprio perché uomo mascherato, delle sue assertività non c'è da fidarsi. Eppure, la giustizia, reale, apparente o d'apparato momentaneo, deve comunque trionfare. Più interessante e foriero di dirompenti rivelazioni, è la rimozione del Prof. Gotti Tedeschi dalla Presidenza dello I.O.R. Voluto da Barbera Bertone, da Barbera Bertone scacciato in malo modo. La ragione del contendere pare essere stata la maxi multa per riciclaggio di una tangente che era stata fatta passare per il vaticano, come tante altre volte durante la Prima Repubblica, quando la politica estera italiana era quella della Santa Sede. Scoperto, lo I.O.R era stato rimesso in piazza, dopo lo sputtanamento dell'epoca Marcinkus, comunque confermato nel suo ruolo, fin quasi alla morte, da Wojtila. L'economista aveva voluto introdurre regole antiriciclatorie, speculari a quelle vigenti in Europa e, per di più, retroattive. Questo avrebbe provocato uno scontro mortale con Bertone. Perché provocare il Segretario di Stato? In precedenza, i rapporti fra i due si erano raffreddati perchè Gotti Tedeschi si era messo di mezzo, qaundo Bertone, con i soldi dello I.O.R., che si alimentano di tutta la finanza grigia nazionale di alto livello e di parte di quella internazionale, voleva rilevare il San Raffaele di don Verzé, il Policlinico Gemelli ed altre strutture di cura private per costituire un polo sanitario cattolico di primaria importanza, in competizione con lo Stato, come nell'istruzione. Per asserite ragioni di insostenibilità finanziarie, Gotti tedeschi aveva fatto svanire il progetto del porporato, che ora si sarebbe vendicato. Più interessanti, le analisi di Gotti Tedeschi sull'impoveriemnto dell'Occidente cristiano in rapporto all'Asia indiana e cinese, l'una politeistica, l'altra atea, la certificazione della precarietà finanziaria dopo i risarcimenti alle vittime della pedofilia nelle diocesi nord americane, che ne aveva portato talune al fallimento e che si era accompagnata alla rarefazione delle donazioni all'Obolo di San Pietro. Che dire delle vicende vaticane che si cerca di fissare ( per quanto? ) sui limiti raggiunti, secondo il costume feudale della Corte pontificia? Niente di ultimativo. L'inibizione alla ricerca spregiudicata confinerà i fatti nella necessariamente approssimativa ricostruzione degli storici di questa non originale fase della vita ecclesiale, intesa come vita della Chiesa istituzionale, nella quale, prosaicamente, come ogni altra realtà storica, si bada esclusivamente ai propri interessi.

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