giovedì 10 maggio 2012

Tempeste lacustri.

Mentre la crisi - soprattutto di riferimenti concreti - impazza e i suicidi, per questa causa, sono quotidiani, la strana banca si chiude sempre di più in se stessa. Il suo, sembra l'ansimare di un polipo. L'egoistica contrazione che si propone di escludere la realtà, aliena rispetto all'evasione ed al privilegio di una ristretta borghesia provinciale, sta riproducendo parossismi che lasciano presagire nuovi pretesti persecutori. Al forte richiamo alla coesione reazionaria, fa riscontro l'adesione nevrotica, soprattutto delle categorie "basiche", le più giovani e sacrificate, le più cieche e frustrate. Il rattrappimento irsuto, riconfigura il gioco di squadra in squadrismo nei riguardi di coloro che non possono essere riassorbiti nella uniforme miseria concettuale e morale. All'azione, sempre più ripetitiva, rivolta alla medesima, immutabile consociazione, fa riscontro un accentuato affastellamento di sempre più servili ed improprie incombenze che grava sulle categorie più basse. Si tratta di un gioco magmatico costante, nel quale un circolo di profittatori e di evasori, cerca di riconquistare con violenza, a volte ammantata di buone maniere, più spesso non, quanto ha dovuto temporaneamente tralasciare, tempo per tempo, e di ricompattarsi nella ( auto ) tutela di piccolissimi interessi di bottega. I comportamenti di queste meschine e spesso improduttive figure, per le quali le attività imprenditoriali - quando sussistono - sono lo schermo per le loro speculazioni finanziarie e fiscali, non sono riferiti, conseguentemente, alle contingenze economiche o aziendali: costituiscono, per converso, un metodo di conservazione di un equilibrio involutivo e cautelativo, che si fortifica contro qualsiasi ipotesi di interazione economica e finanziaria.

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