martedì 10 maggio 2016

Tutto il potere alla supercazzola.

Tornano in piazza Syntagma, ad Atene, i manifestanti contro i continui ridimensionamenti della previdenza, per rientrare, piano di salvataggio dopo piano di salvataggio, nei parametri periodici di un'Unione europea ormai assurda. Scontato l'esito delle votazioni in un parlamento asservito e conformista, come lo era stato precedentemente alla corruzione bilaterale, collusasi in larghe intese e poi rovesciata dal neo movimento di Syriza. Dopo sei mesi e un referendum che di fatto sanciva l'uscita dall'euro, nel quale era entrata attraverso la falsificazione del bilancio pubblico, Alexis Tsipras tornava all'ovile sacrificando alla mangiatoia il suo ministro dell'economia. I Greci, in realtà continuano a fare la fame che hanno sempre fatto, nell'ambito della quale la corruzione aumenterà. Questi, in sintesi sono i portati della palude dell'euro. A guidare politicamente la protesta è il Partito comunista greco, un partito di pura testimonianza che, quando non lo era, veniva messo ai margini anche attraverso il colpo di Stato, ordito dall'ambasciata degli Stati Uniti con il solito concorso di qualche colonnello. Come attualmente in Egitto. In questo senso, che differenza c'è stata fra le violenze istituzionali nel mondo assegnato all'occidente ( la Grecia lo è molto parzialmente, in realtà è in oriente, con tutto ciò che ne è conseguito e che ne consegue )e le invasioni dei paesi-fratelli da parte dei russi-sovietici e dei loro alleati non coinvolti nelle riforme "revisioniste" all'interno dello scacchiere continentale est-europeo? Poi, diventata revisionista la casa madre, tutto si è sciolto. Che differenza c'è, a parte l'uso delle armi e la minaccia dello sfacelo finanziario, che non riguarderebbe i pochi armatori, per definizione, come tutti i capitalisti, apolidi, con il regime dell'eurocrazia guglielmina che impone dirigismi in netto contrasto con la libertà economica e l'anonimato finanziario, rivelando una mentalità e un'intenzione o semplicemente una ricreatasi situazione egemonica, ma di tipo consrvatore, statocratico, appunto dirigistico? Eppure, o questa mentalità è condivisa o la mediocre classe istituzionale post-nazionale non è in grado di proporre una politica autonoma, oppure gli interessi economicamente e privatamente prevalenti si impongono sugli interessi di una nazione e si sostituiscono al bene pubblico ed ecco che al danno procurato si aggiunge il dileggio delle menzogne, della prepotenza o, come in Italia, delle mezze controriforme, tutte tese a ridurre le prestazioni maturate. Dopo il diktat Monti-Fornero, che almeno aveva il pregio della chiarezza, il duo tosco-emiliano Renzie-Poletti ci riprova con l'Ape. Ape starebbe per anticipo pensione, nella logica maligna e fasulla dei "bonus" renziani e polettiani, dato che il ministro di turno fa da spalla al comico principale. Ape fu il motofurgone della Piaggio che ben rappresenterebbe la condizione dell'incauto pensionando. Non starò a fare l'esegesi di un altro testo da venditore di cianfrusaglie, come tanti se ne riscontrano di questi tempi, ma ne trarrò semplicemente la morale: lo specchietto per le allodole sarebbe a costo quasi zero per lo Stato, come impongono le restrizoni comunitarie, a costo medio per le aziende ( per cui non se ne varranno, se non in forme truffaldine ) e a costo altissimo per i babbei che non mancheranno. Costoro, per andare in pensione decurtata, la stessa che sarebbe stata, per loro, piena e già in atto senza il "work in progress" di Maurizio Sacconi e di Elsa Fornero, dovrebbero indebitarsi con le banche. Una sorta di esodo a titolo oneroso per il pensionando e di cessione del quinto per le affamate aziende di credito...al consumo. Sarà un'offerta commerciale alla quale aderiranno solo i più fessi, quegli sfigati tanto evocati perchè garanti del sistema. Un'altra scappatoia irrazionale, un'altra immoralità mascherata, un'altra supercazzola con lo scapellamento a destra o a sinistra..non importa.

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