lunedì 16 maggio 2016

La contesa nella Chiesa.

E' ripresa con virulenza circoscritta la competizione nella Chiesa cattolica dei due Papi, animata in prima persona dal pampa-Pontefice gesuita e da parte dei suoi irriducibili avversari feudatari. Io condivido l'opinione di quel Cardinale che, uscendo dal conclave, disse che con Bergoglio non sarebbe cambiato il prodotto ma solo la sua rappresentazione. Antonio Socci, scrittore sanfedista e tutta la destra giornalistica, più di quella sparsa politicamente, attaccano periodicamente Francesco, ora con le statistiche sulla diminuzione dei fedeli e dei partecipanti alla Messa, tradendo una mentalità da promotori d'affari e da aziendalisti, ora con le dissertazioni teologiche sofisticate, più spesso con il ricorso ad emblematici paragoni col culto popolare e le suggestioni dei "santi oppositori". La lotta, che si va inasprendo, è interna alle dinamiche di potere e di apparato dell'istituzione ecclesiastica e delle sue ramificazioni nazionalistiche o d'insediamento e preconizza un "protestantesimo" di fatto, proprio mentre il secondo Papa apre inusitatamente - almeno apparentemente e in forma edulcorata - a quel mondo. Con il diaconato femminile si avvicina molto al modello della Chiesa anglicana, dal quale la separano la subordinazione alla Casa reale e l'uniformità sostanziale con la più influente ( finanziariamente ) massoneria, della quale il Re o la Regina sono a capo; con la "povertà dei Vescovi espropria o cerca di espropriare la metà a lui avversa e le polemiche, politicamente artefatte, della stampa rappresentativa del mondo ricco, ateo o non impegnativamente coinvolto nella prassi cattolica, ma alleato con la parte conservatrice di quel mondo, segnano la linea di confine e di contesa, in una guerra, per ora, di posizione. Un giornaletto post agrario e ancora intimamente fascista, "rivelava" - e si augurava - una malattia potenzialmente mortale e contingentemente invalidante, sul piano dell'elaborazione del pensiero, del gesuita che, contraddicendo la funzione storica ed il patto implicito con il potere ecclesiastico, aveva assunto il potere in prima persona ed aveva deciso di esercitarlo all'insegna del francescanesimo. Anche le inchieste giornalistiche, frutto di delazioni di prelati e di un'infiltrata, raccomandata a Bergoglio nei primi mesi del suo pontificato, così come le pubblicazioni di Antonio Socci, fanno parte della diplomazia in armi e senza esclusione di colpi. La diatriba in atto non si perita di escludere esiti e si prepara a giustificarli ed a farsene interprete in una rinnovata trama di intrighi e di intrecci affini a quelli degli Stati segreti e della mafia. Sono comunque molti anni ormai che la dialettica teologica e di governo della Chiesa ha preso l'abbrivio e superato in velocità, in credibilità, per chi vi fa riferimento, la macchina giù di giri della politica. Una rinnovata resa dei conti è apertamente in atto, a cui seguirà la "pacificazione" sulla base degli equilibri, quando saranno conseguiti, a favore dell'una o dell'altra fazione. Dubito che la corrente pauperistica possa prevalere a meno che non sia solo una posizione di facciata e che quella ricca, legata al mondo opime e "alle sua pompe", possa collassare, se non attraverso un'osmosi ed un'eventuale strategia alla quale non daranno contributi di chiarezza - casomai, se ne saranno capaci - ci guazzeranno in mezzo, gli esegeti non richiesti del ribaltamento restauratore della prassi di Francesco primo ( o anche in questo caso, secondo? ).

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