giovedì 3 novembre 2016

L'eccezione che conferma la regola, quando il padrone è un patriarca.

Che cosa avrà spinto Caprotti, inventore dell'Esselunga, a divedere i suoi beni mobili ed immobili fra la sua fidata segretaria e due nipoti, pur assicurando alla moglie ed alla figlia una rendita finanziaria per dieci vite, ma estromettendole dalla gestione del patrimonio e dell'impresa che, ha disposto, fra due anni dovrà essere venduta agli Olandesi? Così un'altra delle residue proprietà nazionali andrà all'estero. E' chiaro che di una Vestale, dedita fino all'identificazione ed all'annullamento della propria vita nella gestione dell'impresa, essendone quasi inavvertitamente coinvolto ed aiutato, all'inizio e poi sollevato da ogni onere, amministrativo e psicologico, Caprotti ne abbia tratto una grande serenità, forza e fiducia, tanto che, lui stesso, ha deciso di riconoscere, non alla segretaria, ma alla sua Vice, metà di tutti i suoi averi. Il privilegio proprietario dei frutti imprenditoriali, ma attentamente emarginato dal perimetro della gestione aziendale, a due nipoti, dopo che ancor prima della sua morte si erano manifestati litigi etnico-ereditari e l'esclusione della sua famiglia dedita dalla dispersione frivola o non partecipe del creato da lui e conservato dalla segretaria, ha conosciuto un'eterogenesi paradossale: anche i braccianti reclamavano la terra per loro che la lavoravano, ma insieme alla miseria ed alla pellagra, ricevevano qualche volta delle fucilate dai carabinieri, pagati dallo Stato che era al soldo dei latifondisti. Una struggente simbiosi di affari e di sentimenti, degna dei Clinton. Germana Chiodi non aveva vent'anni quando entrò in azienda e prese posto nei pressi di Bernardo Caprotti. Dopo una vita passata a rassicurare il Patron ed a limarne le asperità, curarne ed anticiparne gli impegni, investita di un occhiuto controllo fiduciario su persone e cose, ne esce, al seguito del feretro del suo mentore, con il peculio liquido di un grande e ricco imprenditore: un riconoscimento fideistico e aziendalistico a ritroso, nel punto di incontro di due interessi convergenti. Adesso, che è anziana, si è ritrovata ricca, più di quanto non fosse già diventata, fra anticipi e regalie, per essere stata segretaria, assistente, complice, confidente, manager, stratega e braccio destro, esperta nelle questioni aziendali e astuta nei gineprai familiari. Germana è entrata, insieme ad altre pochissime, nella cronaca di un cambiamento di status, proprio in funzione della sua conservazione fino "all'eredità" imoobiliare e mobiliare, mentre quella inprenditoriale le è stata negata: "con me, Ok! Da sola, pur avendone acquisite le capacità, no!" Eccola dunque restituita al suo ruolo di ancella, in extremis, sacralmente. Germana, che probabilmente viene da una scuola per segretarie d'azienda, non coglierà questa sottigliezza estetica e se ne fregherà altamente per gli anni che le resteranno. Bernardo Caprotti, con questo gesto, ha testimoniato di aver amato il Supermarket più dei figli e della fattrice e l'efficienza aziendale strumentale più della famiglia. Ne ha certamente tratto maggior entusiasmo e riconoscimento. La signora Chiodi vendica, per parte sua, secoli di subalternità e sottomissione senza riscontro: si usava dire "segretaria personale" di queste figure. Le segretarie sanno tutto, vedono e si impippano di tutto, tengono l'agenda degli impegni, anche personali, sviano gli inopportuni: " il dottore - anche quando non lo è - ha avuto un contrattempo o arriva subito"...il tempo di avvisarlo. Sanno a chi mandare fiori o auguri e quando, conoscono peccati e peccatori e, insieme, del peccato, incarnano segretamente..per "l'homo capufficius", spesso meno furbo del ficus aziendale, che sta dietro la scrivania, l'essenza salvifica, in competizione con le infermiere. Volendo, potendo, essendo fortunate, la parola e la mansione di segretaria potrebbe acquisire altri significati e caratteristiche: alter ego, consigliera, socia..simil-moglie nella famiglia aziendale e non più arredo d'ufficio. Potrebbero dunque diventare una bandiera. Ma la bandiera e non le banderuole, è unica e resta tale o da pochissimi cloni rappresentata, nonostante i tanti, inadeguati, tentativi. L'eccezione che conferma la regola, quando il padrone è un patriarca.

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