mercoledì 2 novembre 2016

Una nuova versione dell'economia di trasformazione.

Le amministrazioni comunali, alla canna del gas, si fanno esattrici del sesso in strada. Si adeguano pelosamente all'ennesima omogeneizzazione alla legislazione comunitaria, che, prevedendo sesso al chiuso, in postriboli altrimenti denominati, con selezioni informatizzate e, soprattutto, il pagamento delle tasse, non considera un reato essere sorpresi in luogo potenzialmente aperto al pubblico in atteggiamento informale, ma un illecito amministrativo sanzionabile con cinque/trentamila euro. Tariffe che neanche le escort più "commerciabili" si sognerebbero di chiedere, trattandosi di tariffe fuori mercato. Una volta, qualche decennio fa, le prostitute erano italiane, vecchie, povere e brutte, oggi, a ondate, il mercato globale le immette a frotte sui cigli delle strade, dai quali tentano di diffondersi lungo le vie urbane maggiormente trafficate, ma residenziali, dove la protesta dei residenti fa scattare retate ed ora sanzioni. La moralità sanzionatoria è pelosa: si vuole aprire la strada alla prostituzione imprenditoriale, mascherata da professionalità liberamente scelta e praticata: chissà se si arriverà al diploma europeo in materia, per poter esercitare, come per la pizza. Oltretutto, la legislazione comunitaria è contraddittoria: mentre impone bizzarrie sancite da una pergamena ad ogni attività svolta volontaristicamente o con sentimentale ignoranza, promuovendo il laurentificio per le materie più semplici o astruse, comunque con tasse altissime, ha dequalificato altre mansioni, come il massaggio professionale ed ha subito aperto la strada alla prostituzione cinese e thailandese, sotto mentite spoglie e messo in difficoltà i massaggiatori/trici abilitati, sviliti al ruolo ( casomai occasionalmente o più frequentemente esercitato ) di erotizzatori di bassa lega. Chissà se, per risparmiare, gli ospedali e le cliniche private utilizzzeranno nei centri per le terapie antidolore più banali, il primo/a disponibile, a tariffe cinesi? Insomma, sotto la spinta delle lobby della diversificazione speculativa degli investimenti e delle agenzie di viaggio specializzate nell'esodo, ben accolto, senza opposizioni o piagnistei, ( vere e proprie organizzazioni di papponeria internazionali, piene di soldi da reinvestire ) il ritorno della prostituzione al chiuso si fa pressante, assecondato legislativamente dai deputati e dai senatori cointeressati o al soldo dei neo-postribolatori e dei loro avvocati, sempreché ai parlamenti nazionali siano rimaste ancora queste residue competenze, perché, come già detto, si tratta di iniziative imitative. Sta di fatto che queste intraprese sono fiorite anche laddove non esistevano, come nella Svizzera ticinese, che adesso ne è pregna, per il movimento transfrontaliero, non solo dei lavoratori brianzoli, ma anche dei puttanieri lombardi ed ora vogliono rifarsi dalle contingenze economiche sfavorevoli anche in loco, secondo appoggi, amicizie e convenienze influenti, anche se meno potenti di quelle internazionali. Sì, perché lo sfruttamento non cesserà, come si propaganda ipocritamente, ma aumenterà e si varrà, non delle quindicinanti, provenienti da altre regioni, delle vecchie case di tolleranza, ma delle lavoratrici anonime del sesso, fra le quali anche molti transessuali, provenienti e svanenti, da ogni parte del mondo, secondo dosaggi che vedrebbero comunque prevalenti quelle delle nazioni prossime o almeno europee, molte delle quali, incluse per fornire lavoro a basso costo o basse prestazioni, comunque utili, in base alla tassazione che grava e graverebbe su di loro, a sollevare le sorti di plaghe poverissime e vieppiù in crisi indotta dal modello monetario a cui si sono assoggettate, ma anche dei Paesi Pigs che potrebbero unire l'utile al dilettevole. Anche in questo caso, la mancanza di valorizzatori in loco, assegnerebbe la fornitura della materia prima.

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