sabato 26 novembre 2016

E' arrivato il mio turno. Se lavori molto e con dignità, puoi produrre i beni materiali e culturali di cui gli esseri umani hanno bisogno

E' morto Fidel Castro: un'altra porta si chiude, un'altra pagina, dopo che il vecchio e colto combattente, aveva intravisto la rituristicizzazione della sua splendida isola, la sua ribanalizzazione. Capita, quando si vive a lungo. Dopo una lunga guerriglia, condotta a tenaglia con Ernesto Che Guevara, i barbudos presero il potere. Si trattò di un binomio in camicia coloniale, formato da un avvocato, figlio di una dinastia forense e un medico, proveniente dalla borghesia ricca di Buenos Aires. Il "Che" fu spiccio e spietato, nel sud dell'isola e condusse alla vittoria, senza feriti, né prigionieri, nelle file altrui, trecento campesinos, usi al dolore e al sacrificio, contro forze numericamente soverchianti. Fidel agì sul Rio Negro, fu fatto prigioniero, torturato ed umiliato. Riuscì a fuggire e riprese la lotta, fino all'esito che diventerà il suo motto: "Hasta la victoria siempre". Per 638 volte, qualche stratega ditro le quinte, elaborò piani per ucciderlo; se il suo fu indubbiamente un regime, lo fu anche per necessità. Fu, comunque un regime umanista: L'istruzione fu imposta e orizzontalemnte diffusa, la sanità è tutt'ora d'eccellenza, la gioia di viere dei cubani non è mai stata osteggiata e spenta. Lo sa chi ne è stato ospite felice. Da Cuba, lo spirito rivoluzionario si è esteso in tutta l'america latina e in vaste regioni dell'Africa e i soldati cubani sono talvolta rimasti nei Paesi nei quali hanno combattuto. In quegli anni il "grigiore" borghese era "sovvertito", la vita di quei rassegnati aveva riacquistato uno scopo, non importa se illusorio, perchè di illusioni si vive. Dieci anni fa, non i medici, ma i suoi avversari gli avevano diagnosticato un tumore e avevano festeggiato, come stanno facendo ora: si trattava, a quanto se se è saputo, di una violenta febbre emorragica intestinale. Di che morirne comunque. Invece è sopravvissuto per un'altra decade, icona di una sanità, prestata a tutta la popolazionee anche a qualche straniero che si reca, per cure oftalmologiche, in quell'isola, di livello, fatta da medici seri e preparati, non da "professionisti e primari", nella quale, le specialità medicinali sono ancora prodotte nei laboratori delle farmacie, fuori dai circuiti della sanità industriale, selezionatori per censo. Certamente la sua condotta politica interna non sarà stata scevra da ombre, ma resterà un esmpio della differenza fra i regimi borghesi e un sistema, insufficiente, ma autenticamente popolare, fatto salvo il tasso d'inciviltà medio delle persone. Io ho sentito un suo discorso dal vivo e non credo di sbagliarmi: in quelle espressioni educate, in quella lingua "linda", si celavano i contenuti di un sentimento interiore, di una valorialità specifica che stride naturalmente con le aride e spesso cafone espressioni della retorica borghese. Un'altra scuola, ben altro impegno, lo stesso dei cuori migliori che, per debolezza di condizione, lo riservano ai loro affetti, alle loro famiglie. Sono stati loro la sua base sentimentale. Hasta la victoria siempre.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti