mercoledì 23 novembre 2016

Contese dottrinarie sullo sfondo di un potere reale e sulle modalità di amministrarlo.

Il pampa-Papa, dopo averlo introdotto, in deroga, durante il Giubileo della Misericordia, ha modificato il diritto canonico, da sovrano assoluto, quale è, pronunciandosi sulla remissibilità del "peccato" di procurato aborto, alla madre renitente, ai medici e agli infermieri che hanno dato luogo all'evento. E alle "mammane"? Probabilemnte, anche a loro, se pentite, secondo logica conseguenza. Il codice dovrà essere modificato e i giuristi incaricati si metteranno presto all'opera. Dopo aver "ammesso" ai sacramenti i divorziati risposati, quindi in stato di flagrante e reitaerato peccato, sia pur attraverso una serie minuziosa di sottodistinzioni poco chiara, con numerosi demandi alla discrezionalità dei Vescovi, nella loro veste giuridica di feudatari territoriali, il gesuita Bergoglio, scompagina gli assetti giuridici - non dottrinari, che restano, come in tutta la storia della Chiesa cattolica, inalterati -, cioè del giudizio e della pena, contraddicendo, alla luce della "misericordia", del perdono possibile per ogni peccato, una logica dogmatica inalterata e fissa da secoli. Pare che tutta l'ala conservatrice della Chiesa sia mobilitata per selezioanre un successore, quindi con l'auspicio di una morte rapida dell'attuale Pontefice, restauratore. I Cardinali avevano, anche se solo in parte, criticato pubblicamente le considerazioni bergogliane contenute nell'Amoris laetitia, un'altra apertura o meglio presa d'atto dei preliminari amorosi antematrimoniali e, secondo larga statistica, amatrimoniali. Se la dottrina resta impregiuducata - e questo dovrebbe bastare ai conservatori - e le aperture ai lefevriani, inaugurate da Benedetto XVI, considerato il capo in testa dei reazionari, ma di difficile interpretazione per la sua sottile erudizione teologica, sembrano compensare le aperture all'eros pagano e alla precipitazione chirurgica dalla rupe Tarpea, la prassi ne risulterebbe - se fosse immediatamente assunta ed applicata, stravolta. Questo manda fuor di senno i tradizionalisti. A un Imperio se ne sostituirebbe - perché resterebbe - un altro, meno cogente, all'apparenza e nell'attualità, perché misericordioso. Se poi - ma è un'utopia - il modello si instaurasse, allora, nella melassa misericordiosa, vorrei constatare la liberalità di una siffatta concessione, che, per la Chiesa, è sempre controriformistica. Per certi aspetti, sarebbe come cambiare dall'interno la prassi e le costumanze di strutture aziendali di mia conoscenza, diretta ed indiretta: si farebbe prima ad andare in pensione o a dimettersi, come, in ambito chiesatico, ha fatto Benedetto XVI. Misericordiosamente o non, la lotta per il potere, celato sotto la "riscoperta" di verità evangeliche, considerate in passato alla stregua di semi-eresie e mai proposte dal basso, senza essere duramente represse, entra nel vivo, pur sottoposta ad un forte attrito. Il pampa-Papa non si ferma e, anche se la dottrina cattolica non sarà né negata, né stravolta, sarebbe interessante, sul piano critico e culturale, che il dotto gesuita potesse condurre la sua battaglia per il papato e la Chiesa, "perinde ac cadaver". La Chiesa è più povera, ha detto Francesco I al termine dell'anno della misericordia, individuando in questa caratteristica la condizione per la sua sopravvivenza e per non diventare una "chiesetta", come disse poco dopo essere stato eletto. La sua previsione sulla brevità del suo pontificato, lascia intravedere una strategia, apparentemente contraddittoria, della Chiesa nei confronti di un futuro più che mai indefinito. Lo Spirtio santo la guiderà, come al solito. Infine, realtivamente al perdono, a prescindere, che un semplice pentimento apporterebbe a chiunque, penso che riguardi una visione irrealistica e astorica dell'esistenza, tutta in funzione trascendente e, pur non nutrendo nessuna aspettativa verso la giustizia positiva, o umana, non accetto che tormentatori e tormentati, umiliati e offesi e i loro offensori, possano essere messi sullo stesso piano, perché gli atti contro la vita non si limitano all'omicidio e all'aborto, ma anche all'esistenza menomata di bambini e bambine violentati o degli esseri umani disprezzati, mutilati degli organi, emarginati e perseguitati durante la loro vita. Ecco che la religione ritorna alla banalizzazione del male come peccato, invitando chi ne è colpito a rassegnarvisi e chi l'ha praticato, fin sulla soglia dell'Inferno, a pentirsi sinceramente. A quel punto, credo che venga naturale perché non costa nulla. L'utopica aspirazione alla giustizia va ugulamente perseguita e i colpevoli, in particolare quelli coperti dai privilegi devono essere colpiti o, almeno disprezzati, senza che nessuno si arroghi o arroghi a chicchessia la facoltà di perdonarli, come se il dolore che hanno seminato non gridasse vendetta. P.S. Sono due concezioni diverse, una per i preti e una per gli uomini? Si, ma si inquinano nel sentimento popolare, provocano confusione e distacco dalla realtà e incidono sul costume ed anche sulla percezione di quello giudiziario. per questo restano discorsi paralleli, spiritualmente rispettabili, ma politicamente negoziabili e sfuggono alla comprensione delle persone anche di media cultura, mentre l'una e l'altra dovrebbero essere comprensibili da tutti, fedeli e cittadini.

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