lunedì 19 dicembre 2016

La gratuità significativa della guerra.

L'ambasciatore russo in Turchia è stato ucciso ad Ankara da un colpo ben indirizzato da un diplomato della scuola di polizia del Paese che lo ospitava. E' chiaro che il tentato colpo di Stato è stato promosso maldestraemnte e probabilmente tramite un oppositore interno potente, dagli Stati Uniti, per levare di mezzo un autarca troppo indipendente, simile, "in progress", a Saddam Hussein. Da allora, all'azzeramento della dialettica democratica di vertice: istituzioni, forze armate, magistraura e avvocatura e, soprattutto Università e scuola, ha fatto seguito una reazione, normale ed adeguata, quanto violenta, di tutte le minoranze perseguitate, a cominciare dai Curdi, la cui filo-occidentalità, ingenuamente strumentale, è avversata dai russi, neo alleati di Erdogan e dal dittatore in pectore, per incongruenza culturale con l'indipendenza e l'autonomia delle etnie. Il sicario ha gridato, prima di essere abbattuto a sua volta: voi uccidete in Siria, a te tocca di morire quà. Perfetto e conseguente: per mantenere al potere il dentista, successore dinastica della famigia Assad e quel partito Baath, che aveva costituito per decenni la diga anti islamica sia in Siria, sia in Iraq, la Russia è intervenuta con successo in sua difesa, massacrando soprattutto gli abitanti di Aleppo, roccaforte distrutta degli insorti, che non si aspettavano, fomentati come erano dagli Stati Uniti, un intervento che, spesso e volentieri, neppure l'Unione Sovietica era usa effettuare, fidando e agendo sulle contraddizioni dello schieramento capitalistico. Invece Putin, da sottile conoscitore della diplomazia sotterranea e efficace interprete delle dinamiche del capitalismo regolatore o da esportazione, ha saputo agire senza remore, come quella potenza nucleare che rappresenta, sia in Georgia, sia in Ucraina e segnatamente in Crimea e per ultimo, fino ad ora, sullo scenario siriano, stringendo una spregiudicata alleanza con la Turchia post trattamento golpistico, dopo aver sfiorato una guerra con la medesima poche settimane prima. E' un gioco di riposizionamento, di salvaguardia di basi in zone strategiche, l'attestato di un rinnovato bipolarismo, simile, ma diverso da quello USA-URSS. Uguale soprattutto riguardo alla poverta del continente russo, rispetto alla ricchezza profondamente diseguale del mercatismo imperialistico nord americano. E' chiaro che l'ambasciatore russo immolato, è solo un capro espiatorio carrieristico. Stava sproloquiando ad un convegno sulla fotografia turca, rappresentativa della Russia, quando l'apparentemente ingenuo gesto omicida-suicida del giovane poliziotto, in giacca e cravatta scure, ne ha interotto il godimento delle carica, ma la motivazione simbolica non è incongrua: la vita di quella feluca non è diversa e, soprattutto, anche nella gratuità del gesto, non vale di più, di uno dei tanti abitanti di Aleppo, maciullati dai bombardamenti russi, verso di loro egualmente gratuiti e segna un altro atto. non facilemnte interpretabile, della contesa, senza esclusione di colpi bassi, che si sta conducendo (anche) sul suolo turco, in una delle tante espressioni della terza guerra mondiale a tappe che si sta combattendo.

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