venerdì 16 dicembre 2016

La frana del puzzle.

Quando, in periodi senza sedimentazioni di potere, le figurine vengono riposizionate e ridenominate, l'utopia del "nuovo", ovviamente virtuoso e giusto, si scontra con le realtà sottostanti, che non conoscono altri "rinnovamenti" che quelli delle prebende rapinande, sotto tutti i vessilli ed i pretesti. Il Moviemnto 5 Stelle si è imbarcato nell'amministrazione di Roma, che, anche se fosse esercitata in maniera effettivamente eccezionale - non lo credo - sarebbe coinvolta ed interessata dall'antropologia indigena, formatasi nei secoli ed irridente di ogni possibilità di superamento di un sistema che si presterebbe solo alla devota povertà, più propria delle dichiarazioni d'oltre Tevere che alla prassi della composita capitale, con le sue gerarchie preindustriali, sadiche, amorali e irresponsabili. La Raggi è sotto inchiesta della Procura di Roma, politica quant'altre mai e, udite! udite!, riguardo alle sue assunzioni ed assegnazioni, come se a Roma si fosse mai esulato dagli equilibri clientelari che caratterizzano la spartizione familistica o affaristica delle incombenze pubbliche, privatizzate da sempre ad esclusiva cura dei beneficiari trasformisti. E dire che dalla propaganda che spera(va) potesse derivargli da Roma, il M5S fondava le sue ambizioni di impossessamento delle leve di governo, in un'apoteosi palingenetica, ecumenica e provincialmente "universale". In italia si ruba dovunque, ma le modalità nel farlo, sono differenti, specifiche: a Roma senza corruzione e raccomandazioni non si amminsitra e non si fa politica e, nella sua veste plebea, destra e sinistra ( oltretutto, attualmente camuffata ) non significano niente che successione nel posto a tavola. Davvero, per cinque anni, una coalizione informale di comuni cittadini potrebbe amministrare senza costituire per il tempo futuro un nucleo espandendo di fedeltà e favori, attranedo la vicinanza e il consenso dei postulanti vecchi e nuovi, da rimeritare piegandoli ad un costume speculativo - questo sì - ancora in precoce formazione e soggetto ai tentativi di aborto indotto da parte di trasmigranti professionali che bisogna, in qualche maniera, integrare? L'immagine della Raggi, nei primi giorni succcessivi al suo insediamento, a colloquio con un assessore, seduta sul tetto del Campidoglio con la testa fra le mani, è emblematico dell'impossibilità di operare contro il vento, un vento puzzolente che tutto involve. Roma non vive di attività produttive, ma di diplomazia e favori; non potrebbe vivere altrimenti e ridiventerebbe il borgo dolente che era stata durante il Medio Evo, emblema di un'irrilevanza sostanziale messasi al servizio del malaffare minuto e prometeico, ecludente ogni forma di onestà pubblica, eppur rifugio di artisti tanto sublimi, quanto affamati e ruffiani, remunerati con i soldi pubblici e la misericordiosa ospitalità. Che può e potrà fare la Raggi, membro di un importante Studio legale, al quale non avrà certamente acceduto per meriti, prima scientifici e poi professionali, perché contrari alla prassi delle cointeressenze, contro la realtà? Niente, ma non ci proverà neanche; dal Campidoglio e, domani, dal Governo, i pentastellati, soggetti ad un dirigismo aziendalistico settentrionale, del quale i romani hanno sempre riso, come di una forma di inferiorità cerebrale, farebbero fuochi di artificio per abbacinare il pubblico dei cambiamenti, senza cambiare assolutamente nulla, arruolando solo i soliti traffichini. Che poi sia la Guardia di Finanza e la Procura di Roma a rivestire i panni dei moralisti, loro che degli "ozi di Capua" sono i comodosi interpreti e della grassazione fiscale fanno la loro fonte di reddito, è l'ennesimo, abusato paradosso all'italiana, società inventata e quindi priva di qualsiasi specificità morale che non sia la pretestuosità vantaggiosa. Sempre a Roma, il governo, di prima, trama contro se stesso: il cosiddetto ministro del lavoro della Coop, auspica la fine del replay prima del referendum sul Job's act, sperando di superare il secondo rifiuto consecutivo del popolo italiano e di ripetere il "tradimento" non riuscito in sede costituzionale, che Alexis Tsypras e Syriza hanno perpetrato alle spalle del popolo greco. L'Italia è, complessivamente intesa, in condzioni pre fallimentari, non dissimili da quelle greche, ma le sue dimensioni e le differenze economiche fra le sue regioni, la stessa storia politica delle medesime ne fanno un boccone indigesto, se non cucinato in termini dietetici: una dieta che il popolo rifiuta e che, per questo, si cercherà in tutti i modi, di non fare esprimere. Il referendum costituzionale era previsto dalla Costituzione stessa, che si voleva mutilare, la sconfessione della precarizzazione del lavoro occasionale, sgonfiatasi subito dopo la fine dei priviolegi fiscali per le aziende ed il ripristino di ovvi criteri di giustizia nell'ambito di un rapporto comunque ineguale, collocherebbe la maschera tragicomica di questi burattini sulla loro lapide governativa, relegandoli là da dove non dovevano uscire, nessi in campo come marionette di altri poteri, in coerenza con la loro storia personale e politica. P.S. Il Capo del personale delle municipalità romana, tale Marra, proveniente dalla Giunta ultraclientelare, con aperture alla bottega dell'estrema destra, che frequentava quando conobbe e sposò la figlia di Pino Rauti, dell'impresentabile Gianni Alemanno, a sua volta eletto nel nome " del "rinnovamento ricostitutivo", cioè della "legge e dell'ordine" alla romana: repressione, ma soprattutto indifferenza e privilegi, è stato arrestato. E' stata una nomina sputtanante per la Raggi che, se lo ha fatto, è - ben che vada - perché conosce i suoi polli e sa di non poter fare altrimenti, se non altro per dare un ordine tarato allo scomposto assalto, alle pretese rivendicative di altri abusi dai quali si è stati esclusi. Ha fatto comunque una scelta di campo. Personalmente penso che non sia estranea ad un modello che, in quelle frange e nella sua posizione non può ignorare: è indicativo che non abbia potuto neppure salvare le apparenze. Un partito della Rete è più permeabile che mai e soffre della doppia tabe dell'infiltrazione e dell'autoritarismo, come si proponeva di fare lo sprovveduto Alemanno. Dunque, che differenza c'è, sociologicamente, fra le due proposte di moralità?

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