domenica 4 dicembre 2016

L'evasione è apolide.

E.I.C.. il network di tredici giornali - mi pare - d'inchiesta, ha colpito ancora. Ha scoperto l'acqua calda, se vogliamo: il network del calcio è corrotto ed evasore; le banche recentemente salvate a suon di sacrifici sociali, continuano a garantire le operazioni di mercato delle gambe. I proventi in nero, paralleli a quelli in chiaro - sul filo del pareggio - finiscono nei paradisi fiscali, isolette troppo anguste per puntare sul turismo, per cui ospitano studi legali che gestiscono società off shore e vivono sull'illegalità fiscale degli altri paesi. L'unica originalità, per me, è il coinvolgimento, insieme alla mafia russa e ai miliardari Kazaki e Turchi, dei despoti africani: dimenticavo che, soprattutto in Inghilterra e in Francia, i calciatori neri e quotati sono numerosi e che anche in Italia e Spagna non latitano. I più grandi evasori sono latini, fra tutti l'odioso, nei modi e negli atteggiamenti, portghese Mourinho, anche il sor Capello, che da calciatore aggrediva a randellate, mascherato da un cappuccio, i giornalisti che parlavano male di lui, si faceva lautamente pagare l'allestimento di partite di beneficenza, quando era commissario tecnico della nazionale russa, prima di quella inglese: entrambe esperienze lucrative, ma ingloriose. A tutelare i suoi interessi è insorto il figlio avvocato, inserito in uno dei più grossi studi legali di Milano. Ecco spiegata la colonizzazione delle squadre calcistiche europee, da parte di cinesi, oligarchi russi, indonesiani, imprenditori statunitensi e canadesi dai cognomi italiani. Per qualche settimana, L'Espresso, ridotto ad inserto domenicale della Repubblica, pubblicherà nomi, cognomi e circostanze. L'inchiesta si chiamerà "Football leaks". Temo che se esistesse un network di informazioni investigative, riguardanti gli affari spiccioli del corpo sociale e degli individui che lo compongono, esulando dal mero pettegolezzo, sugli amori, i matrimoni e i divorzi, come esiste per gli assetti societari, i loro smembramenti e ricomposizioni, gli equilibri e i sovvertimenti familiari, la natura effettiva delle Onlus, ecc., sperimenteremmo "in corpore vivo et vili" la mafia che viene sempre proiettata in un circuito più alto, nel senso di fuori portata. Se di ciascuno di noi fossero rivelabili i sottintesi esistenziali, carrieristici, pseudo-sentimentali, conformistici e di dichiarato costume, che formano il collante dell'ipocrisia universale, con connotati di specificità alquanto sovrastrutturali, verrebebro meno i presupposti dell'inganno sistematico, oppure tutto, sulla base di una maliziosità negata e rimossa, continuerebbe ad essere recitato negli stessi termini, a seconda della convenienze ambientali? Propendo per la seconda ipotesi.

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