sabato 10 dicembre 2016

La paura di tutto.

La paura generica avvolge il mondo che ha perso in gran parte i suoi riferimenti rassicuranti ed alimenta i nazionalismi ed i regimi di destra in una miriade di Paesi al mondo. Alimenta anche la destra endogena, che si nutre dell'egoismo riveniente dalla precarietà. La stessa Unione europea appare un fortino assediato. I costi, una delle ossessioni del microcapitalismo privato vengono posti come criteri di limitazione del dibattito pubblico, con ciò stesso appalesando che in tempi di ristrettezze indotte si vuole riapplicare il modello autoritario e censitario vigente prima della guerra, anzi prima dei regimi dittatoriali, che alla guerra hanno portato e che anche adesso, dopo questa fase, emergerebbero sull'ignoranza delle masse e del ceto piccolo borghese. Che la Storia non venga studiata e che, soprattutto, non serva a niente è periodicamente, ciclicamente dimostrato, anche se in forme apparentemente mutevoli che ne offuscano la comprensione e la ripetitività. L'attuale è un periodo di ripiegamento, nel quale qualcuno è saltato ed è stato ucciso, ma molti altri ancora stanno risedimentando le proprie posizioni che sembravano compromesse: è il caso di Assad di Siria che, con l'aiuto dei Russi ha costituito il test di sperimentazione del bipolarismo, rinascente dalla via militare intrapresa dalla Russia delle oligarchie vincenti di Vladimir Putin, Anche l'Italia, per quel che vale, stava per essere trascinata nella stessa miserrima spirale, ma la lezione della Costituzione post resistenziale ha resistito anche alla piaggeria dei Dem, in gran parte ex comunisti dell'Emilia e della Toscana ed anche ai buoni uffici dell'ultimo dei "realisti" di Botteghe oscure. Ciò nonostante, al disordine ipocrita ed illusorio della finanza senza confini, la reazione è marcatamente di destra e cerca dei rinnovati approdi materiali nel rilancio della produzione interna e nel protezionismo. A questa pretesa si oppone il debito, sia degli Stati Uniti, sia dei Paesi meridionali dell'unione europea, in stato di grave minorità nei confronti del marco-euro, inclini per tradizione, ma anche allettati a rimaner legati al carro con tutte le loro incongruenze interne, particolaristiche ed egoistiche alle quali, chi ne detiene il bandolo, non rinuncerà, neppure se a sfilacciarsi sarà l'Italia, della quale, agli interessi privati, non interessa nulla. Il plebeismo particolaristico, grettamente familiare, è il carro(ccio) di Salvini, sul quale si arrampicano tutti i vecchi democristiani popolari, privati del tradizionale clientelismo della Balena bianca. Tre milioni di euro di fondi neri, nel 2014, per comprare le sentenze su una discarica abusiva in provincia di Campobasso; l'avvocato dello Stato che ne parla convivialmente durante una cena e poi fa carriera e si rende irreperibile in sede di verifica giornalistica. Il presidente della Corte d'assise di Campobasso dell'epoca che intimidisce i giurati popolari, facendo loro intendere che potrebbero incorrere in un risarcimento privato nei confronti degli imputati se li avessero condannati e poi la sentenza fosse stata ribaltata. Due avvocati che si dichiarano pronti a testimoniare in ogni sede. Non verrà loro chiesto di farlo. Un ambiente giudiziario nel quale si parla spesso di tangenti per i giudici, di sentenze preconfezionate, in una parola di rapporti mafiosi, di costume mafioso all'interno delle istituzioni, come in ogni altro ambito della vita (in)civile, nella quale l'economia abusiva, in nero, gli imprenditoruccoli la fanno da co-padroni. Adesso ci mancherebbe solo il Renzie-bis, in questa squallida e quotidiana "pochade".

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