lunedì 12 dicembre 2016

La copisteria istituzionale.

Le autorità giudiziarie di Bologna avranno le loro ragioni, ma sembra, dall'esterno, che fatichino ad abbandonare i ritmi blandi o almeno ad indirizzarli contro gli storici apparati politici ed amministrativi, ormai coinvolti, come non avveniva direttamente durante la prima Repubblica, nell'intreccio affaristico. Appaiono poco propensi, anche, a mettersi in urto con i figli dei potenti, intersecando così diplomazie aggressive e ad approfondire le indagini sulle speculazioni edilizie, sugli strani intrecci fra concessioni, ricusazioni e minacce. Per fortuna, il GIP ha disposto la riapertura delle indagini su Erdogan Jr, di cui era stata chiesta l'archiviazione, mentre per la colata di cemento, prima approvata, ma non da Sindaco e poi ritrattata con conseguenti minacce, si è steso un altro velo, senza mordere i garretti ad un potere pluridecennale con il quale è comodo convivere. Non si erano neanche accorte delle infiltrazioni mafiose in Regione, fino a che non è stata costituita una sotto-delegazione antimafia, in loco, che, in pochi anni ha scoperchiato "Aemilia". Anche le società a vario titolo operanti sul territorio, negavano, ignoravano oppure si valevano della finanza parallela, da riciclare. Sembra che i flussi incontrollati, sulle ali della finanza e i pasticcetti locali ad opera di gente che "non dà problemi", restino ostici, fastidiosi al sereno operare, assuefatto all'ambiente. Si persegue solo, senza successo, la microcriminalità, nella quale siamo ai primi posti. Un sano provincialismo sembra attanagliare i burocrati del diritto. Eppure la "metropolitanicità", ovverosia l'integrazione delle province con il capoluogo e di più province con due o più capoluoghi, aumenta tutte le sinergie fra il grano e il loglio e all'uno e all'altro non sono insensibili, in Italia, i pubblici amministratori. Le consuetudini, il reticolo della amicizie sono decisivi per gli appalti, per le progettazioni e per le autorizzazioni. Durante la prima Repubblica, a Bologna almeno, le tangenti le riscuoteva, per il binomio di governo, il P.S.I. e gli imprenditori erano contenti di dover foraggiare solo due partiti, diversamente dai loro colleghi che, in quegli anni, erano gravati dal pentapartito. Per fortuna, a livello nazionale, non si è ridato luogo alle " larghe intese". Speriamo che l'onestà locale sia adamantina, ma le minacce di morte mal si associano all'idea di un apparato affaristico meno aggressivo della media. Il polpettone di governo vede il sotto cuoco - perché il primo è stato Renzi - impegnato nel riciclaggio di ex sindaci ( Fassino ) ed ex presidenti senatòri di Berlusconi, oltre a un suo ministro e gerarca di partito ( Pera e Urbani ) e di nonminati renziani, anche sconfessati dai risultati referendari ( come la Boschi ) all'insegna del "Rotary" ministeriale. Oltre al "friccandot", il levigato Gentiloni dovrà confermare al loro posto Alfano, Lorenzin e il Nuovo(?) Centro Destra, mentre l'UDC, schierata per il No, pare destinata ad uscire. Dimenticavo: le "vecchie new entry" si erano spese, contro i loro vecchi partiti, per il SI: ne aspettavano rimeritazione, che avranno in ottica invasiva-espansiva, a prescindere...dalla volontà degli Italiani. Fotocopie, per la rivincita. Mi sbagliavo, per eccesso d'ottimismo: Alfano e la Boschi promossi, NCD garante del governo numericamente, Minniti riesumato, dai servizi segreti dalemiani agli Interni ( pericoloso ), ai servizi segreti, Lotti, il più renziano per dipendenza e favori. Mi sfuggono e non mi interessano gli altri, molti dei quali confermati, nonostante tutto e qualche richesta di avvicendamento. Mattarella come Napolitano: Italia serva e clientelare, una decadenza sicura.

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