sabato 31 dicembre 2016

Buon anno a tutti.

Buon anno a tutti i migranti culturali: sessant'anni fa erano i miserabili ad abbandonare, per puro istinto di sopravvivenza, i loro luoghi di nascita, dove avevano appreso un costume povero e maniacale. La retorica dei valori familiari, del sereno clima in cui tutti, al freddo e con la pellagra, cantavano, era contraddetto da tante morti precoci, che, se non ci fossero state le nascite, si sarebbero evitate, mentre i genitori e in particolare le madri, speravano di ottenerne aiuto, casomai in una casa, in coabitazione, quando fossero diventate vecchie. Un circolo vizioso, spacciato per virtuoso. In più, la vita, le gestazioni e il primo allevamento dei figli - che ne sarebbero rimasti condizionati, in qualche guisa, per tutta la vita - era caratterizzata da maniacali superstizioni, frutto di una ignoranza profondissima. Il Friuli e il Veneto erano la riserva settentrionale degli esodi per procacciarsi un pezzo di pane, in un clima meno aspro, portando con se, oltre alla rassegnazione, la paura per le suggestioni improvvise, soprattutto nelle mezze stagioni ed in inverno, delle montagne che tanto impressero i loro simboli, come ombre cangianti, nell'animo evoluto, ma nevrotico, di Dino Buzzati, che di quelle emozioni sconvolgenti è stato un interprete, scomposto e raffinato insieme. Oggi, invece, a partire e non solo dalle eternamente, ma anche colpevolmente, disagiate regioni del sud , ma anche dal centro, a mollo nella stasi indeterminata e il nord impoverito e "specializzato" in ruoli e mansioni "ad escludendum e ad reducendum", sono i giovani acculturati, senza prospettive conformi al loro titolo di studio. Come hanno fatto in passato e continuano a fare, operai, diplomati e dottori, dal sud verso il settentrione. Gente che non si adatta e che è meglio che si tolga dai piedi - perché non ha specificato i casi a cui si riferiva? - come ha avuto la beceraggine inconsapevole di affermare, un sottoculturato ministro del welfare, ridotto ai minimi termini e ad una cogestione fra finanza bancaria e sindacati, alla ricerca di un pretesto di sopravvivenza. Buon anno a tutte le donne, spesso insopportabili, che pretendono di affermare istericamente le loro ragioni, spesso banali, e che vengono eliminate, per un attimo di pace o di rivalsa, prima dell'inferno carcerario, da estranei e fuorviati nelle loro aspettative, come ritengono per sé, le donne, mariti o compagni, comunque del tutto inidonei a sopportare, senza un rifugio, logistico o interiore, tanta nevrosi. Buon anno a queste famiglie che mai sapranno andare oltre la fase infantile e adolescenziale dei loro figli, relegandoli, come loro, in un destino sociale e professionale subordinato, che solo la disoccupazione attenuerebbe, se non fosse foriera di depressione ed emarginazione. Buon anno alle dinastie professionali che, se sapranno educare i loro rampolli - e qualche d'una ci riesce efficacemente - ne faranno dei cloni, ma soddisfatti per status, non sempre di se stessi. Buone raccomandazioni, comunque. Buon anno ai militari di professione che, per rimpinguare un misero stipendio, in cambio di un presidio degli interessi economici, pro quota vigenti, mantengono la loro famiglia a distanza, liberandosi degli effetti collaterali, più impegnativi delle missioni. Buon anno agli studenti delle scuole pubbliche, selezionati da un corpo docente neghittoso, che non vuole, né probabilmente potrebbe, impegnarsi nell'educazione culturale di tutti i discepoli provenienti da famiglie nelle quali nessuno può aiutarli, neanche economicamente, negli studi. Chi se le può permettere e non asseconda le naturali, ma controprudecenti, inclinazioni dei figli facilitati, allo svago, al disimpegno e, in progressione, al vizio, può affrancarli dal duro canonicato scolastico, attraverso la scuola privata e prepararli, ugualmente, all'Università, dove molti si laureano con medie molto basse e si barcamenano, mentre pochi danno prova di grande applicazione. Non è detto che, professionalmente, siano questi ultimi ad affermarsi e non debbano subire l'arroganza e l'invidiosa competitività, da posizioni di forza, di tanti somari raccomandati, fin dagli anni universitari. Auguri (?) a chi, l'anno prossimo, morirà, perché minato da malattie incurabili, a chi è affidato, per gli ultimi conati della sua vita, a badanti "sindacalizzate", da quando hanno avuto un contratto collettivo di lavoro, mentre agli altri lo smantellano e che reclamano ogni sera il "nero" da spedire ai parenti per comprare casa, mentre affermano che il costo della vita, nei loro Paesi, è pari a quello occidentale: ho verificato, non è vero. Con ventimila euro si compra un appartamento, come nella Grecia rovinata dalla sua corruzione e dal gelido rigore della Unione europea ( in Ellade, trentamila euro ), mentre con cinquantamila euro ci si può comprare una villetta in città e una villa in campagna. Alle 22 sbattono a letto gli assistiti, per leggere e chattare con i congiunti lontani, al rifiuto del "nero", dipettosamente, dichiarano che andranno in licenza, a prescindere, sempre a data e orario stabiliti, non svolgeranno determinate mansioni semi-infermieristiche, ecc., oppure saranno abbandonati, in un crepuscolo mortifero, in case di riposo e assistenza che variano dai 15.000 euro al mese, ai 1.700 delle strutture popolari, ex pubbliche. Buon anno a tutti i partecipanti, squittenti e cretineggianti delle feste private, auguri ai giovani, ma solo a quelli seri e capaci di sacrificio, in procinto di raggiunmgere il primo traguardo significativo della loro vita...anche se saranno corrotti dalle banalità degli ambienti che li aspettano nella realtà empirica; quanto agli esiti professionali, vedranno se sarà il caso di festeggiarli. Comunque, a lungo, tutti i giovani di oggi, continueranno a sorridere, perché la loro vita è ancora lunga e, anche se il ruolo sociale è spesso già residuale o inadeguato rispetto a quanto speravano, la giovinezza illude, anche se stanno già costituendo le basi matrimoniali del loro immodificabile sacrificio. La festa sciamanica e tribale, i botti mutilatori e necanti, servono simbolicamente a sbarazzarsi del passato, costituendo il solo modo per non ammettere il proprio fallimento, surrogarlo con la ricchezza, una maniera di rimuoverlo. Il futuro, che fra poco tutti (?) accogleranno con tanta festa, tempo dodici mesi diventerà vita inutile, da simenticare. Conta solo il presente, nient'altro. Buon anno ai licenziati e ai licenziandi, ai precari e agli sfruttati a tempo. Buon anno a chi ha sofferto o soffre gli effetti della violenza superficiale ed occultata e di chi subisce o ha subito la competizone prevaricatrice o immobilizzante, in particolare "intra moenia", per frustrazione e rancore. Buon anno a chi sfrutta e a chi è sfruttato, a chi, rifugiatosi al caldo di uno staus protetto, ma minore, si agita e accampa pretese, pro domo sua, ovviamente a scapito di altri, che le hanno già passate tutte. Buon anno a chi si fa mantenere, come se non fosse mai diventato adulto. Insomma, buon anno a tutti!

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