martedì 27 dicembre 2016

La vita traditrice.

Dario Vassallo, Sindaco di Mollica, ha scritto sl segretario del P.D., Matteo Renzi, per rimproverargli l'avallo elettoralistico di una politica feudale, che si tramanda di generazione in generazione, per conservare i propri privilegi e confermare nella miseria e nel clientelismo subordinato tutto quanto residua della società campana. Si riferisce, in particolare, al connubio finanzairio con i potentati locali, con il Governatore De Luca e con la camorra, che ha ucciso suo fratello " che aveva in tasca la tessera del suo partito". Povero giovane traumatizzato, proprio qui sta l'equivoco di tante illusorie appartenenze, in particolare in un partito spurio, come il P.D., con segretario democristano. A livello popolare, d'altronde, non è realistico porsi obiettivi diversi, preconizzare ecosistemi ideali: questo avveniva - e solo di facciata - nel Partito comunista, algida e moralistica icona dittatoriale, che, mentre si apriva alla società, così com'è, rimpiangeva un Eden, mai esistito, di moralità e austerità. A livello popolare - dicevo - questa è la qualità della gente e va "pasturata", secondo il linguaggio dei pescatori, per trarne raccolto. E' una società mediocre, pavida, indifferente e, se non altro, per omissione, assassina. Eppure, alla declamazione della virtù mitologica, che il popolo non possiede, ma rivendica, a cui suo fratelllo aveva creduto ( oppure no? Essere uccisi non è una prova in questo senso )non ci si sottrae e la si mette in capo a pallide figure "primariali", come se avessero interesse ad applicarle. Dal momento che sono ostative al potere e al possibile clientelismo, provocherebbero l'abbandono della "base" e, nel senso comune, il povero malcapitato farebbe l'inspiegabile parte del fesso, maggior scandalo ancora, rispetto alle malversazioni scoperte, per un partito di micro-consumisti di massa e di bulimici forchettoni, scala salendo. Se Angelo, fratello di Dario e sindaco a sua volta, non si fosse investito di una missione irreale e soprattutto spropositata rispetto alle sue forze, illusoriamente sostenute da una veste pubblica, da una carica da esercitare sulla base della realtà, se cioè si fosse limitato alla declamazione d'uffico, a sua volta ( ma forse non ne aveva la cultura, era un uomo pratico ), come fanno le autorità pubbliche e religiose, che ai funerali non mancano mai, sarebbe stato snobbato e, se troppo insistente, emarginato e reso innocuo: non ha accettato questa prassi ed è stato ucciso. Nel nord leghista ed egoista, orfano dei privilegi e delle sovvenzioni della Balena bianca, dove si è (ri)proposta, in questi giorni, la secessione autonomistica della Regione Veneto e lo studio scolastico del dialetto, per imitare l'Alto Adige, già imitato dal Trentino, italianissimo, ma confinante, in un'espansione progressiva di autonomie trivenete, per lucrare le esenzioni fiscali e i reinvestimenti in loco, cioè nelle mani dei "distributori locali", a Verona, una delle tante sacrestie d'Italia di quella regione, il Vaticano aveva istituito una commissione d'inchiesta, dopo le ripetute denunce di bambini sordi e muti dell'Istituto Antonio Provolo, nel quale erano oggetto di abusi sessuali sitematici, da parte del clero e dei dipendenti laici, in un'autentica mafia pedofila contro i disgraziatissimi bambini. Uno, in particolare, conduce da anni la sua battaglia di testimonianza contro i preti abusanti o manutengoli del Vescovo di Verona, Giusepep Carraro, al quale recavano, nel suo appartamento, in una stanza buia, i suoi svaghi animati. Si tratta di Giovanni Bisoli, già vecchio, soprattutto isolato e in attesa che, morendo, smetta di tenere in guardia, non tanto i suoi aguzzini, che lo hanno già preceduto, quanto l'omertoso ambiente, curiale e para-civile, come vederemo. Giovanni Bisoli è esplicito, nella sua lingua monca e strascicata, ma chiarissima nei contenuti, di chi, sordo alla nascita, ha appreso tardivamente a parlare: " dagli undici ai tredici anni ( Giuseppe Carraro ) mi ha sodomizzato e ha praticato su di me anche altri giochi sessuali. Venivo condotto nel suo appartamento da un prete che, introdottomi, nonostante la mia paura e le mie resistenze, nell'appartamento vescovile, non appena mi voltavo verso di lui per un istintivo, quanto ingenuo tentativo di riapprpriazione della sua mano, per essere protetto e riaccompagnato indietro, non c'era più." Poi descrive i miserabili approcci spicci ai quali succedeva subito la violenza. "Gli abusi su di me cessarono, quando mi congedai dalla scuola, il 27 Giugno del 1964." Ebbene, la commissione "interna" del Vaticano, presieduta da un ex giudice del Tribunale di Verona, Mario Sannite, ha, dapprima, presa per buona una data di dismissione falsificata di un anno ( precedente al congedo effettivo ), per asserire come infondate le accuse del Bisoli, in quanto" nella seconda metà del periodo imputato alle violenze, il denunciante era già stato congedato". Ma oggi Gianni Bisoli ha "trovato la pagella originale tra le carte di mia madre" e invocando una giustizia, cercando di imporla, nonostante un costesto omertoso, mafioso ed ingiusto, l'ha presentata, anche alla stampa, parte della quale l'ha archiviata, anche nel Web. "La data di uscita è quella che avevo dichiarato: 27 Giugno 1964 e non 1963 come nel documento falsificato prodotto dall'Istituto Provolo ed accettato dalla commissione", il cui farisaico presidente ammette ora che la data appariva, in effetti, abrasa, ma che esistevano altri elementi di inattendibilità del denunciante. Quali? La voce spenta, nonostante l'animo indomito, le difficoltà di articolare favella secondo la mascheratoria loquela dei falsificatori, per via del suo handicap originario, al quale avevano pensato bene di aggiungere il trauma e la deformazione psicologica dell'abuso sessuale sostitutivo? Non so se riuscirà a far riconoscere il vero volto del male a questo mondo correo e vigliacco, che aveva dato corso alla causa di beatificazione del sodomita pedofilo, Arcivescovo di Verona e che dopo che la commissione lo aveva scagionato, è ripresa insolentemente, come se dio, se esistesse, avesse bisogno di simili attestati umani, a "beneficio" degli umani: non potrebbe provvedere da solo, nell'alto dei cieli? A questi ultimi non ascendono i sordo-muti. Bisoli aveva denunciato, nel 2009, anche il prete veronese Nicola Corradi, "rifugiato" in Argentina, come i criminali nazisti, tramite l'apposito "corridoio" vaticano, dopo la seconda guerra mondiale. In Argentina, popolata da un 60% abbondante di etnia italiana e, per il restante, spagnola, deve esistere qualche "santuario" dei crimini più nefandi, ad uso dei ministri dlla Chiesa e dei suoi, storici e diplomaticamente occasionali ( apparentemente ) alleati, se la feccia della terra, gli ultimi fra gli uomini, possono rifugiarvisi. Sì, perché il sacerdote Nicola Corradi, aveva ripreso servizio nelle sedi dell'istituto Provolo, multinazionale dell'assistenza, specie sanitaria, in sud america e finalmente arrestato in Argentina, il 26 Novembre 2016, per abusi sessuali sui minori. C'è solo da augurarsi che le guardie carcerarie lo abbiamo relegato in un reparto di pederasti incalliti. A quando un rapporto Kinsey, sulle abitudini sessuali nella Chiesa universale?

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