giovedì 15 dicembre 2016

L'ultimo volo.

Mediaset vola in Borsa, Vivendi, un latinismo pronunciato sciovinisticamente alla francese, produce guadagni per gli azionisti e raggiunge il 20%. Si approssima alla soglia, raggiunta la quale, l'O.P.A. diventa obbligatoria. Che si fermi un attimo o riprenda con impeto, poco cambia: la proprietà italiana, sulla cui fortuna Berlusconi aveva fondato il suo impegno pseudo-politico, è già molto indebolita ed assediata. Ieri si è riunita la famiglia, le famiglie del patriarca. Mancavano solo le olgettine, pur timorose di perdere la locazione-donazione. "Scendo in politica e rinuncio alle mie proprità: costitirò un "blind trust" ( come Trump ), lo intesterò ai miei figli ( allora l'ultimo genito aveva cinque anni ), tutto mi muove tranne che l'interessse personale". Eccolo lì, il vecchio Silvio, in crisi anche per astinenza governativa, di potere compensatorio di una fortuna troppo sincopata per non essere fragile, alla quale lo hanno costretto i giudici, per conto dei suoi nemici-concorrenti. Ora è sotto l'attacco, non delle toghe rosse, bensì del capitalismo, che è lotta etologica per la supremazia, l'appropriazione degli "uomini del fare". Contro il trust sovranazionale, che elude i limiti interni, si prepara per l'ultima battaglia, che sarà durissima. Il capitalsimo è o dovrebbe essere, in termini finanziari, anche e soprattutto O.P.A., attraverso cui selezionare, con strumenti di mercato ( con i soldi )i deboli e gli indeboliti, dai, pro tempore, ricchi e forti, a cui deve arridere il successo. Per cui, finanziariamente, tutto deve essere, o dovrebbe essere, in Paesi, come il nostro, pur ad imitazione capitalistica, apertamente contendibile. La pseudo sinistra italiana che tutelò il Biscione, anche quando il suo proprietario non era al governo, di fronte a queste iniziative non sa che pesci pigliare: il capitalsimo fuori dai confini non è malleabile e, dopo la sbornia da neofita di Massimo D'alema, che diede il via alle scalate e alle fusioni ( altra cosa, dalla ferina contesa sul mercato ) e i compromessi di Prodi, che si accontentava di battere, lui solo, l'allora Cavaliere poi disceso da cavallo, per cui, l'ultimo arrivato eterodiretto Gentiloni deve limitarsi a dichiarare di essersi accorto che un'informazione ambivalente, ma controllabile, sta per uscire dal recinto degli interessi comuni e a velleitariamente far intendere che potrebbe rendere la vita agra allo straniero invasore. Strano: non siamo un'Unione? Ma sono minacce larvate, che anche l'ultima commissione europea sarebbe capace di tacitare. L'ultimo tentativo di sopravvivenza consistette nel tentativo di acquisizione dei ripetitori privatizzandi da parte di Mediaset ( per la quale sarebbe servita comunque la sponda politica ), investimento strategico, ma minore, di un'azienda noiosa, in ripiegamento da anni, sciocchina e obsoleta, gravata dai debiti dell'A.C. Milan, che per ragioni di equilibrio finanziario, ha dovuto vendere. Anzi, senza i soldi dei cinesi, la battaglia sarebbe persa anche per le Tv. In più, l'imposizione dei figli, a prescindere dalle potenzialità dirigenziali, ha ulteriromente gravato un gruppo che si era costituito e gonfiato attraverso i favori, ricambiati, della politica, craxiana prima e poi personale del suo fondatore. Povero Silvio: il suo giorno da leone - un po' di cartone - l'ha vissuto, fra belle donne ( che, in veste matrimoniale, l'hanno spolpato e reso padre di superficiali e avidi figli ) e carne fresca, fino a quasi il suo tramonto: non è stato un vero "tycoon", ma un italiano medio in versione "sciur commenda " e "maialino", degno leader della maggioranza degli italiani. Adesso deve combattere, più per la numerosa discendenza che per se stesso, senza eroismi, di cui non sarebbe capace, ma per forza di cose, una battaglia decisiva, pronto - ne sono certo - all'accomodamento, all'abbozzo, alla resa con onore e pingue "buona uscita", se i francesi facessero sul serio o se lo mettessero alle strette, dopo averlo condizionato. Come disse lui di Gheddafi, subito dopo averlo tradito, non diversamente da qualunque altro leader levantino,come se niente ci fosse stato fra loro fino a pochi giorni prima: "sic transit gloria mundi", senza fare errori di citazione, come un'altra volta gli era capitato. Adesso tocca a lui e ai suoi, altrimenti buoni a nulla, figlioli, su cui giurava, sapendo che erano materia vile. Meglio han fatto, per loro, gli eredi Agnelli, che, dopo aver goduto di ogni facilitazione, pur strategicamente ricambiata, durante il regime democristiano, se ne sono andati, con la solita faccia di tolla, all'estero, senza neanche salutare. Silvio "amava" l'Italia perché aveva scelto il veicolo mediatico. Poi gli hanno tolto la patente.

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