giovedì 8 dicembre 2016

L'avanspettacolo della politica.

Se c'è una cosa, un elemento che non c'entra niente con i soliti bizantinismi della crisi di governo ( provocata da Renzie, perché a dimettersi non era costretto da niente e da nessuno ) nei quali il dimissionario, con cafonesca prepotenza toscana, detta l'agenda alle istituzioni, un po' come il frettoloso Grillo, è il precipitato, la conseguenza che è stata fatta derivare dal chiaro pronunciamento popolare sul quesito referendario. Se avesse prevalso il Sì, il leader non eletto e gli altri nominati attraverso una legge elettorale incostituzionale, sarebbero corsi al rito confermatorio delle elezioni o avrebbero proseguito, tracheggiando e sparando bubbole, nei compiti a casa impartiti dalla commissione europea? Infatti, i contorcimenti grotteschi di queste ore, prescindono dalla fattualità e rosicano sulle opportunità. Sta di fatto che le Cassandre e i profeti di sventura, sconfessati dai fatti e denunciati dall'incremento galoppante della povertà in Italia, spudoratamente rilanciano e cercano di reinserirsi nel vuoto di potere che le pretese europee e l'inconsistenza della classe pseudo-politica congiurano a determinare, perché, al governo, non c'è solo il fantino "mosso" del suo Palio peronale, ma anche la pletora dei costituzionalisti d'occasione e delle loro clientele: in poche parole dei loro palafrenieri futuri. Stare al governo vuol dire infatti, provvedere alle nomine tempo per tempo, nomine che durano spesso oltre il mandato temporale del governo che le emana e che, in ogni caso, sotituiscono dei solidi agganci per molti anni a venire, per via della conoscenza dei gangli burocratici dei ministeri, e di varie holding private, pubbliche e semipubbliche. La costituzionalista Maria Elena Boschi, che non consceva neppure i contenuti della "sua" riforma, fa il paio con Maria Stella Gelmini, quella del tunnel al neutrino dalla Svizzera all'Abruzzo, mentre il grigio Presidente della repubblica - sempre meglio, si spera, di Napolitano - professore di diritto costituzionale, deve barcamenarsi fra i ragli di una legione di aspiranti reggitori della cosa pubblica, di tutto ignari tranne che di se stessi. Fra Renzie e il "suo" P.D., al quale è stato effettivamente eletto, attraverso primarie da due euro al voto per chiunque passasse, e i "5Stelle" Di Beppe Grillo e dell'erede Casaleggio, sarebbe una contesa fra Buffalmacchi, il cui arbitro potrebbe essere il "prendingiro" Salavador Dalì del quale ho visitato la mostra, fra istrionismo ed effetti speciali, favole d'Esopo e Gargantua et Pantagruelle, in uno spiritato processo di deformazione del mito e della tecnica, proiettati verso il futuro, in un caleidoscopio di trasfigurazioni "impressionistiche", per le menti degli astanti. O almeno così si illudono. Dalì era un artista e scherzava attraverso i contenuti di una tecnica, rispetto alla quale "l'arte" della politica è ben misera cosa.

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