domenica 23 gennaio 2011

Milone

Caro Milone,
il Teatro Duse di Bologna ha chiuso i battenti, dopo duecentocinquant'anni di attività classica, che ne aveva fatto uno dei più accreditati empori culturali d'Italia. Io ne ero abbonato da soli ventitré anni ed ero arrivato, senza raccomandazioni - pur conoscendone il direttore, oggi "manager culturale" ai beni architettonici - a scalarne la prima fila. Si parla di un multi-market con ristorazione. Per quest'anno, sotto la gestione del teatro Dehon, ospiterà sei spettacoli di ottimo livello..poi, nulla più.
Sui Dehoniani, due parole. Questo ordine conventuale, che si insediò ai margini di una periferia operaia, difficile sul piano culturale e fattuale ( fanno parte del paesaggio le auto della polizia penitenziaria ) si mantiene con il suo lavoro che, soprattutto della serigrafia e di ogni sorta di componentistica artigianale, ha fatto un'impresa e ne ha investito i proventi in opere sportive e culturali di prim'ordine, oggi frequentate anche da un'utenza borghese. In fondo ad una via male illuminata sorge il cinema-teatro Dehon che presenta un cartellone invernale di ottima qualità, interpretato dalle migliori compagnie nazionali.
Di questo lavoro, di questi religiosi, ho il massimo rispetto.
Dicevo del Duse. E' stato cancellato dal ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli, insieme al teatro La Pergola di Firenze ed al teatro Valle di Roma, tutti associati all'Ater teatro, di mangiatoia di sinistra, alla quale attinge(va) il giuggiolone trasformista. Il piacione, delle anime dei personaggi e degli interpreti non ha certamente sentore.
Bologna ha avuto una importante tradizione teatrale fra la fine dell'Ottocento e la prima parte del Novecento, Non mancavano palcoscenici di varietà e i café chantant per i gaudenti frequentatori. Dopo la seconda guerra, si trasformarono, quasi tutti, in cinamatografi. Poi, vent'anni fa, un rinnovato impegno teatrale.
Oggi, il declino. Perché di una declinazione al ribasso, certamente si tratta.

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