giovedì 13 gennaio 2011

Milone

Via Indipendenza: miseria e nobiltà, avrebbe detto Edoardo.
Il passeggio è sgangherato e concentrato; la via, per risplendere, avrebbe bisogno che questa accozzaglia di semoventi sparisse, per un giorno.
Nei bar, anche nei ( soli ) due più fichi, il personale è da drug store e non ha, neanche lontanamente, le phisique du role dei camerieri che li popolarono fino all'altro ieri. Confuso dall'ambientazione, il rozzo servente abbozza espressioni ricercate, dopo essersi asciugato il naso o riemergendo dalle ritirate, senza che, ad un frettoloso esame, risulti un rassicurante, umido nitore dell'epidermide delle mani.
Gli avventori e, soprattutto, le avventrici anziane e ricercate, provano a riesumare l'ozio dei bei tempi, ma "cucci" e sobbalzi le destabilizzano e ne sollecitano gli spenti ritmi.
Davanti ad una vetrina, ridondante di merci, una ragazzina dice all'amica: "qui vendono una gonna per un euro e novanta".

Ho conosciuto l'intera dinastia post postribolare dell'Hotel Metropolitan.
Si è presentato un signore, oltre la trentina, che tradiva una certa insicurezza nel versare un assegno: "non vengo mai..sono il figlio della ( Mirella? ), la ragazzina mi dice, fai qui, firma Là". "Non si preoccupi, lo fa anche con me che potrei essere suo nonno". "Non è girato". "Cazzo ( pardon! ), ma bisogna firmare dappertutto?" "Scarabocchi".
"Mi saluti la nonna ( colgo un moto d'imbarazzo ) e si goda la vita più che può". "Faccio il possibile".
Nonostante tutto, mi fa un po' pena. Spero che non si scoraggi: forse riapriranno i casini.

Dal mio osservatorio provvisorio, caro Milone, noto una compulsiva frequentazione delle binarie toilettes del Credem'a me. Penso che sia il settore più proattivo dell'azienda. Scendono anche dai piani superiori; pare che la colite imperversi e che le prostate premano, a meno che non si vogliano lasciare tracce olfattive sotto le volte basse, un po' oppressive, che perderebbero clamorosamente - temono, soprattutto, le signore - la loro arcana riservatezza.

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