sabato 16 marzo 2013

L'armata di riserva dei disoccupati.

Le crisi creano disoccupazione. I disoccupati sono coloro che non obbediscono, FIAT docet. Se si manifestasse una ripresa delle vendite e, conseguentemente, delle produzioni ( il mercato non è uguale per tutti, tranne che per i mercanti di denaro ), i savi operai della vigna sarebbero riassunti - tranne situazioni eccezionali, non vengono neppure licenziati - ma gli operai disubbidienti ( quelli non iscritti alla CISL ) non verrebbero riassunti e, se reimmessi in azienda dai tribunali, non verrebbero reimpiegati, come a molti di loro già capitava in una sorta di limbo pre espulsivo. Il modello industriale riproduce i medesimi meccanismi di conflitto e di esclusione, filtrata e clientelare. Non vi è infatti esclusione se manca il conflitto, ma, in questo caso, non si tratta di relazioni industriali, bensì del sovrapporsi di usi e sub culture ( come quella, quando diventa sovrastrutturale cultura fine a se stessa, del conflitto ) fondiarie, religiose e pauperistiche. In Italia, l'agitarsi di Mario Monti, neo sdentato alle elezioni politiche, per farsi nominare Presidente del Senato per un mese e poi passare alla Presidenza della Repubblica come garante e Commissario della Unione europea, non si perita neppure di mascherare il progetto golpista e sovranazionale della assurda cupola di vetro continentale. Morfeo Napolitano, non so se per strategia o circostanze contingenti, non si è prestato a questo gioco, nel quale il PD è immerso fino al collo, anche con i rimasugli - ma opulenti - della Lega lombarda. Per adesso, i grillini si comportano bene. Il nuovo Papa ha settantasei anni, è un gesuita, l'ordine più aristocraticamente politico della Chiesa. Dicono che sia teologo, ma, figlio di immigrati, ha fatto le scuole tecniche. Poi si è laureato in filosofia in un'Università gesuitica, dove avrà sostenuto un percorso di studi adeguato. A 36 anni anni era Superiore dell'Ordine a Buenos Aires, nonostante che vi fosse entrato a 22. E' quindi uomo dalla carriera uniforme e sistematica. Incappò, quando indossava questa veste, nel colpo di Stato del militari argentini, durante il quale scomparvero milioni di suoi connazionali, selezionati, con metodo nazista, in un Paese in cui tanti gerarchi tedeschi avevano trovato rifugio, sfruttando anche canali vaticani. Ritenevano, i militari, che fossero un'infezione sociale e culturale da estirpare, esattamente quello che pensava Hitler degli Ebrei. La Chiesa tacque, alcuni suoi settori favorirono l'eliminazione degli oppositori attraverso la delazione, anche alcuni sacerdoti impegnati nei barrios e nelle favelas, furono uccisi, un paio riuscirono ad espatriare. Le madri di Plaza de Mayo, ormai nonne, accusano il neo Papa di non avere mai accennato ai desaparecidos, mentre si esibiva in lavande dei piedi ai miserabili ed agli ammalati delle periferie boarensi. Un premio Nobel sostiene che non fu colluso, un giornalista - da molti anni, non da ora - ha pubblicato due libri accusatori e sostiene di detenere nel suo archivio le prove documentali del suo coinvolgimento. Allo stato non esistono, però, prove nè indizi che lo accusino oggettivamente. Sta di fatto che il silenzio della Chiesa verso il fascismo e anche il nazismo è stato sempre assordante, diversamente da quanto fece con il comunismo. Certamente, in ogni sua espressione, anche la più caritatevole, la Chiesa non si rifà mai a canoni democratici, figli di una cultura illuminista della quale è sempre stata competitrice e dalla quale fa discendere l'altro "errore" del mondo moderno: il socialismo e il comunismo. Vale a dire, secondo me, che non c'è da contarci, perché non individua nel fascismo violazioni di quell'ordine "naturale" di cui si fa vestale. Il Papa è di origine italiana come la maggior parte degli Argentini, la cui cultura politica è fascisticamente sedimentaria. Peron era figlio di friulani e la destra peronista era ben più "sociale" della sinistra, un po' come quella del Sindaco di Roma, Alemanno, marito della figlia dell'ultimo ideologo del fascismo italiano, Pino Rauti, scomparso recentemente, che del clientelismo, endemico nella burocratica Roma, ha fatto la cifra della sua amministrazione. Della destra peronista, Bergoglio è stato diplomatico e discreto sostenitore. Sarà stato per la comune passione per il tango, anche coniugale per Juan Domingo e per Menem che ne impalmarono due ballerine. Questo Papa pratica la modestia e, da buon attore, ne interpreta le caratteristiche, ma non mi pare che abbia rinunciato al potere, come si addice a qual si voglia Sacerdote. Per tutti, un'armata di riserva di disoccupati, che l'uomo crea e che il Signore ama. Gli uomini vanno a pranzo insieme per evidenti ragioni politiche.

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