domenica 31 marzo 2013

Il Consiglio dei geronti.

Il potere salvaguarda se stesso. Il Presidente, in scadenza fra 15 giorni, ha subornato, per la seconda volta in quindici mesi la democrazia. Una specie di generale Jaruzelski italiano. E' lui e i vecchi partiti ad esere causa della crisi, non il popolo elettore che, sia pur dimostrando la divisione nazionale nei fatti, si è espresso con chiarezza. Il vecchio comunista, il realista di tutte le reazionarietà e di tutte le solidarietà nazionali, ha ancora steso una coltre di pudico conformismo sulla realtà italiana, cercando la complicità tecnocratica dell'Europa minore - la Germania e basta - che ha i mezzi per pretendere di comandare, a scapito di tutti gli altri: la stragrande maggioranza -. In questo Paese cattolico, sono i preesistenti apparati, ancorché in crisi, a "illuminare" la realtà che cambia, in un'eterna controriforma. Comunisti e cattolici si sarebbero rappattumati da quel dì, se non fossero stati gli "ingenui" americani ad impedirlo per almeno trent'anni, durante i quali la tradizione nazionale si conservò con i paramenti dello Stato teocratico clientelare e prima che la tragedia di Aldo moro ( e della sua sventurata scorta ) precipitasse, nell'immediata indifferenza dei suoi stessi compagni di partito e nell'intransigenza del partito della fermezza berlingueriano. Il "migliorista" Napolitano, come già Dalema, si sono dimostrati i migliori alleati della destra, non avendo potuto deliziarci con i caratteri del loro specifico format di potere che, solo per una ripartizione post bellica delle aree di influenza in Europa, ci fu risparmiato. Tocca adesso all'Europa finanziaria ed ai suoi gerontocrati epigoni, come nella Cina istituzionale. Per essere ancora liberi, questo progetto non dovrà avere buon esito.

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