domenica 24 marzo 2013

Francescanesimi gesuitici.

Il Papa dei poveri e degli umili, che si spoglia degli orpelli e indossa un senplice saio bianco. Questo Papa è un gesuita, ha conosciuto la condizione del figlio di emigranti, la povertà dei barrios bonarensi. E' un politico. Lo è per formazione e per esperienza. La Chiesa cattolica che si era valsa della dottrina teologica di Ratzinger, che ha avuto cura di creare un corpo cardinalizio di provati conservatori aconciliari, ha ora eletto un politico consumato per portare pubblicitariamente nel mondo la modestia e la rinuncia, in effigie. Ieri erano seduti fianco a fianco, affratellati in un continuum schermato e manifestato dal candore degli abiti identici, come di due fantasmi. Si porrà come Papa Francesco nei confronti dei poveri e degli emerginati nei barrios e nelle favelas dell'America latina e nei rispetti delle preponderanti aree di degrado e miseria, morale e materiale, degli esclusi dall'istruzione e dal lavoro delle economie capitalistiche in crisi che tanto impauriscono chi ha qualcosa da perdere, gente che non ha mai contemplato gli outsiders del personale tornaconto che non siano utili o disposti a farsi utilizzare. Sarà scenograficamente fratello anche del continente africano, escluso e relegato perchè troppo arretrato rispetto alle dinamiche economiche e finanziarie, ancor di più di quanto lo fu all'apoca dello schiavismo e, in tempi più recenti, di quanto lo fu all'epoca del post colonialismo, durante il quale sembravano essersi poste le basi, dolorose, di un processo sperequato, ma di inclusione nel circo e nel circuito economico? ( Sempreché queste influenze indotte dallo scopo "evolutivamente" depredatorio e sfruttatore, siano utili e positive, per popolazioni che vivevano la loro aderenza alla natura e non avvertivano il bisogno di conoscere la speculazione e la gara a sopraffarsi e culti esogeni per consolarsi rispetto alla "nuova" sofferenza. )Oggi, lo sfruttamento delle risorse è demandato direttamente alle holding internazionali, mentre gi Stati nazionali sono impegnati in altri contesti europei e mondiali, a contendersi finanziariamente la supremazia, sostituiva delle guerre fra di loro e foriera delle stesse conseguenze delle guerre su gran parte della popolazione civile. Per l'influenza dell'immigrazione islamica, pur non uniforme ideologicamente, ritualmente, culturalmente, le società europee andranno soggette a profonde ibridazioni nelle loro periferie e presso la parte povera e culturalmente poco corazzata della propria popolazione. Gli effetti non sono prevedibili. Ecco che il gesuita Francesco prende l'iniziativa del dialogo triangolare fra cattolici, musulmani e atei, le tre categorie universalistiche del sentimento e della ragione umani. Anche se ha salutato, fra i primi, il Rabbino capo della comunità romana, ben più antica della sua, sono proprio gli Ebrei ad aver drizzato per primi le antenne , intravedendo la possibilità di nuovi guai, provenienti da un ecumenismo tutto politico, al quale loro sono sempre rimasti estranei, pagandone sempre ingiuste conseguenze, fino ad approdare alla barbarica ( fuori di retorica ) persecuzione eliminatoria della Germania nazista. Papa Francesco sa che gli anni a venire saranno caratterizzati dalla povertà e dalla relegazionee e si propone come modello pastorale della sofferenza da privazione, senza incidere minimamente - pur proclamamdole - sulle sue cause morali. E' un conoscere, un prevedere e un assistere senza tentare di prendere di petto i fenomeni, senza confondersi con le beghe del mondo che li provocano, demandando tutto alla vita dopo la vita. Una osservazione ora censoria, ora silente. Se dio c'è - sembrano suggerire - a volte sembra dormire e ha spesso consentito le nequizie più atroci senza intervenire e noi, animati da una fede ragionevolmente imperscrutabile, ci adeguiamo. Autodefinendosi solo Vescovo di Roma e non indossando l'ermellino, è sembrato precludere a un sempre contrastato, sia localmente, sia nella Curia, comunitarismo, che sarà sperimentabile se saranno attenuati e rivisti vincoli e cerimoniali ( che servono a tenere unite esperienze diversissime ), anche i vincoli celibatari, pur temutissimi per via delle leggi successorie. Un Concilio, dunque, dopo che il II non ha avuto attuazione e che si sono riportate ai blocchi le impostazioni tradizionali, che modifichi la situazione materiale, liturgica e dogmatica della Chiesa, che usa un linguaggio sempliciotto per i fedeli del gregge e coltiva raffinate ancorchè arcaiche finezze elitarie. In attesa che anche le suore rivendichino, con esplicitazioni verbali e comportamentali ( non lo faranno mai )l'espressione della loro sessualità, che ogni problema risolto, cioè, ne trascini una quantità geometrica, assisteremo alla pièce e, al primo buon giorno! esploderemo felici. Saremo felici solo durante lo spettacolo e, per questo, assiteremo a rimaneggiamenti e repliche.

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