sabato 3 marzo 2012

Milone

Caro Milone, la vita in azienda si fa sempre più pallosa. L'assenza di dialettica, cioè di vitalità, induce alla mestizia esistenziale e non all'enfasi del successo perseguito che, una volta ottenuto, ci lascerà tali e quali a prima e ci solleciterà un'insensata ( per noi ) coazione a ripetere. Non credevo che i colleghi leggessero gli slogans quotidiani del portale del Credem'a me e tuttora penso che gli scrivani zoppicanti che si cimentano sui forum siano solo degli indossatori della Max Mara. Prendo atto che un embrione di dissenso ha suscitato un abbozzo di dibattito. E' purtroppo vero che i presunti interlocutori sono in realtà degli ominidi d'apparato e degli squadristi potenziali, date le intimidazioni e le minacce, neppur troppo velate. Segnali di una arcaica mafia agraria. E' comunque un piccolo successo che qualcuno abbia, per la prima volta, avvertito la presenza di una voce critica, che, senza presumere di azzeccarla tutte le volte, non sia però costretta a mascherarsi e a nascondersi. Quando il carteggio era limitato a noi due, l'espressione era intimista, leggera ed ironica, mentre ora sembra suscitare davvero gladiatorie contese, limitate a due soggetti: uno collettivo ed uno singolo, privato. Esclusivamente, per ora, nell'ambito ristretto dei ginnasiarchi aziendali. Le intimidazioni e le censure si manifestano perché si teme il contagio o anche solo la muta approvazione di non so quante persone. Io non posso saperlo, perché non detengo i dati che il minuto monitoraggio spionistico della strana banca procura. Rimane assente, sullo sfondo, la maggioranza silenziosa del Credem, quella che lavora gratis, che viaggia a sue prevalenti spese, che opera a ritmi da cottimo e che sa, in cuor suo, che se non troverà un ingaggio più remunerativo, si sarà definitivamente appaltata, con ingenuo entusiasmo, ad un'organizzazione che vede i diritti giuslavoristici come una rapina impropria perpetrata ai suoi danni.

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