mercoledì 21 marzo 2012

La controriforma del lavoro.

La decisione di procedere d'imperio - in realtà sotto l'imperio della Unione europea formato ridotto - alla sterilizzazione dell'art. 18 e di ricondurre il lavoro ad una merce, liquidabile una volta per sempre, con una cifra, neppure chiaramente fissata, riporta, non senza un iter "contraddittoriamente" coerente, il lavoro al pre 1970, quando fu redatto ed approvato Lo Statuto dei diritti dei Lavoratori - la legge 300, che contiene l'art. 18 contro la facoltà di licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo -. L'analisi della Camusso, esplicativa della posizione della CGIL è stata chiara e oggettiva rispetto ai temi sviscerati, punto per punto. Sfuggevole e generica, invece, è stata la dissertazione del Governo, che, nelle parole della Fornero, si è limitata all'illustrazione di un pacchetto - non un paccata - confezionato e imballato, pronto per la consegna..non gradita. Altrettanto sfuggenti, gli apprezzamenti della CISL, che tradisce la sua aspirazione di sindacato istituzionale, dotato di riconoscimento giuridico e le distinzioni tardive della UIL, che sembra aspettare di vedere quale sarà la parte prevalente di un contenzioso innescato dalla gravezza definitoria del Senatore e Presidente del Consiglio tecnico. Se, come credo, la legittimità di un sindacato, a prescindere dalla sua ideologia, dai suoi fini, sia, nel contingente, la corretta rappresentanza dei suoi associati, nella coerenza con la sua storia - che, come tutte le storie, presenta luci e ombre - ritengo che la CGIL, con incisiva interpretazione, stia per vivere un altro dei suoi momenti topici, in una vicenda nella quale, i poteri forti, se non altro perché sovranazionali, la fanno da padroni. La timidezza opportunistica degli altri sindacati, prevalentemente impiegatizi e, in parte, rurali, è, purtroppo figlia della stessa situazione, dalla quale, senza proporsi di contrastarla, si cerca di trarre profitto. L'articolazione degli scioperi, che saranno preceduti da assemblee illustrative, si rifà ad una tradizione sindacale a me ben nota, per esserne stato attivamente partecipe, prima che una slavina degli assetti proprietari della Prima Repubblica, svilissero, con il lavoro, la stessa funzione sindacale. Quella seria e commendevole, alla quale credo di essere stato sempre fedele, senza mettere il cervello all'ammasso. Registro, con piacere, che la FABI nazionale - non quella di Reggio Emilia e dell'Organo di coordinamento del Credem - ha prontamente aderito alla rivendicazione dell'art. 18, così com'è e quindi allo sciopero generale, anche in categoria.

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