mercoledì 8 giugno 2016

La base consenziente del potere dominicale.

Non c'è niente di peggio del conformismo sub-culturale, quello per il quale si assumono gli atteggiamenti suggeriti da qualche istitutore ambientale, acquisendo una pseudo sicurezza dietro demando e pretendendo od aspettandosi che - come l'ambiente prevede - non ci siano discrepanze nell'ecosistema, nel quale mimeticamente ci si vuole inserire. Mentre qualcuno, acquisito o ingaggiato cerca di consolidare il suo status di potenziale integrato e comincia subito a lagnarsi dei "devianti", come prevede l'ordine delatorio reciproco, come se fosse un veterano della causa pad(t)ronale, tutti gli altri ( in vero, pochissimi ) si fiondano sugli obiettivi del momento, in realtà per quattro soldi, in un'eterna professione di fede. Le giustificazioni, se mai vengono biascicate, riguardano l'osservanza di un ordine superiore, insinuando di averlo subito, ma dimostrando di essere pronti a "testimoniarlo" ancora: quello in corso con le sue varianti sistematiche o qualcun altro, ma senza nessun altro scopo che trarne profitto. In un contesto di tal fatta, si deve osservare quotidianamento l'estraniamento di persone esercitanti un loro diritto, completamente ignorate da tutti, impegnate in una gara di resistenza psicologica in una terra di nessuno, indipendentemente dalla latitudine di destinazione: una sorta di confino, nel quale, come per un rifugiato od un migrante, per loro non ci sono assegnazioni e ruolo. Non c'è nessun riconoscimento, al massimo, ruoli di complemento. L'importante, però, è che differenze dal meschino conformismo si palesino ed aumentino di numero, sia pure, in molteplici casi, ignote le une alle altre, isolate e sparpagliate sullo scacchiere degli ident(itari)ici contenitori sistemici, per i quali solo la legge ne assicuri non esclusivamente il reddito ma, causa per causa, la dignità.

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