mercoledì 29 giugno 2016

Guerre di carta.

C'è una guerra sotterranea che si consuna fra pandette e capziose interpretazioni in giro per il mondo. C'è il Tribunale internazionale dell'Aja che, se ha l'indubbio merito di giudicare i massacratori sconfitti ma che non può giudicare i vincitori e non può processare cittadini degli Stati Uniti, neanche se gettassero una terza bomba atomica da qualche parte. Ma, a quanto pare, anche nella piccola europa, il potere finanziario non si può denunciare, soprattutto se compendia in uno staterello tutte le trame evasive o gran parte di esse. Se poi il Presidente pro tempore era allora l'attuale commissario germanico alla salvaguardia della U.E. guglielmina, l'impunità è doppia e la pena intimidatoria si riversa all'incontrario, come l'acqua che va all'insù del lupo e dell'agnello di Esopo. Dopo anni di dibattiti che non hanno sortito effetto alcuno e che, anzi, hanno visto Jean-Claude Juncker prontamente sottratto al contenzioso attraverso la sua nomina a maggiordomo teutonico, ad essere condannati sono stati i due giornalisti che avevano incontrovertibilmente documentato tutto il malaffare, pubblico e privato, che si concentrava nella contabilità telematica di uno staterello senza capo né coda, funzionale all'accentramento degli interessi opachi e che, proprio per questo, hanno cooptato il servilissimo ex Presidente ai vertici di un'altra istituzione inventata. Non credo che la magistratura di qullo staterello possa prendere decisioni che la priverebbero del suo radicamento reddituale e del suo pretesto professionale, se si mettesse, cioè, a considerare su di un piano di uguaglianza le diatribe, soprattutto quelle potenzialmente distruttive, del suo istituzionale datore di lavoro. Il problerma non consiste nella sentenza e forse, anzi probabilmente, non esiste neppure un problema: i giornalisti sono una razza spuria, qualcuno è un puro corifeo ed è di norma un carrierista, ma qualcun altro fa del giornalismo da trincea e sa profanare i "sancta sanctorum" dei mafiosi moralisti, soprattutto se si ragiona di questioni fiscali, rigidissime per ora nei paesi degli evasori, dopo che i detentori dei grandi capitali li hanno messi al sicuro, ma completamente evasivi sui forzieri benedetti dall'europa, ai vertici nominali della quale sono posti gli imitatori delle tre scimmiette. Le guerre di carta fra le gazzette e le procure di questa residua europa illiberale non devono fermare né intimidire i pochi informatori pubblici, fuori dai giochi.

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