mercoledì 22 giugno 2016

Le solite, sorprendenti banalità.

Le vecchie gazzette, in via di fusione o di liquidazione, insieme alle edicole che le distribuivano, si accaniscono nel riportare le scontate dchiarazioni delle cariatidi della politica e dei suoi epigoni, a metà strada fra economia e controriforma efficientistica: leggasi Massimo Dalema e Romano Prodi, amici-nemici, ora riesaltati dalla "sconfitta" di Renzie, stimabile solo all'interna delle camarrille dei partiti, dal momento che i cittadini si sono espressi solo in rapporto all'amministrazione delle città. La battaglia viene così ridotta ad uno scontro di bottega ed è auspicabile ed anche probabile che i cittadini sappiano liberamente esprimersi, ad Ottobre, sul referendum costituzionale, nel quale il popolo tornerà per una volta ad essere sovrano, anche se i dioscuri scordati della politica filosofica ed autoreferenziale, ne faranno un'analisi domestica. Intanto, con interpreti da commedia dell'arte, continua la trasformazione e l'adeguamento delle istituzioni e, prima ancora, del costume, alla gattopardesca assimilazione alle esigenze del capitalismo, di cui siamo una cattolica provincia. Il Movimento 5 Stelle, celebra il suo trionfo momentaneo, succedendo a Forza Italia ed alla Lega nord, che , per un ventennio avevano espresso il governo nazionale e municipale della nazione e lo fanno sul versante degli ipocriti principi conservatori o, se non vi piace la definizione di ipocriti, potremmo adottare "quelli prevalenti della borghesia italiana e dei suoi lazzari". Anche gli assessori e i consiglieri eletti del Movimento 5 Stelle, se si discosteranno dai protocolli aziendali della Casaleggio & Co,, saranno espulsi e, prima ancora, multati, come dei quadri aziendali. Basta questo per rendermeli definitivamente invisi, del tutto improponibili in un agone democratico. Io, infatti, il "grillismo" l'ho abbandonato, dopo una prima infatuazione, figlia della mia formazione borghese, in gran parte riformata da un radicalismo e da un'analisi empirica e laica, semplicemente agnostica, poco italiana, che mi permette - almeno così mi pare - di riconoscere, dopo averli inzialmente praticati - gli elementi dell'eterno ritorno pseudo-moralistico sui propri passi. Abbandonandoli, mi estranio, ma il mio mondo relazionale non è né povero, né ridotto. Le caratteristiche antropologiche di un popolo non cambiano attraverso il filtro omologante delle sovrastrutture legali, istituzionali e delle istituzioni economiche, per cui, se questi caratteri non sono subornati dal bisogno opportunistico, immagino che l'Inghilterra reciderà il suo pur labile legame con l'Unione europea, che ha solo provocato una violenta regressione economica ed una fiscalità di rivalsa, sulla quale hanno fondato le loro fortune i valletti di circostanza: Monti, Renzie. Ben diverso è stato il ruolo ricoperto da Emma Bonino che, però, rappresentava un'Italia elitaria e, quindi, non democratica, emblematica di una cultura, non della realtà. Attratti dall'amo delle convenienze più personali e plebee, le istituzioni, soprattutto bancarie, avranno facile gioco nel tirare per l'anello che portano al naso, i bovi ruminanti alla greppia, del "demos", vario e incongruo, tranne che per questo aspetto, che affonda le sue radici nel senso "pratico" e nella fame di cui residua nella psiche una memoria atavica.

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