mercoledì 1 giugno 2016

Chi è solo, chi no e perché.

In che cosa differisce l'azione della "gauche" francese, quella informale dei movimenti così ben, anche se pesantemente descritti, quanto allo stile espositivo da Toni Negri, ottimo e preveggente maestro di pensiero che alla Sorbona insegnò durante gli anni della latitanza, da quella, scialba e ipocrita della pseudo sinistra e dei sindacati collaterali ad una politica oggi sbiadita, in Italia? In Francia c'è, al governo, un socialista che sembra un contabile di provincia; in Italia un democristiano, per di più centrista, farlocco e parolaio. In Italia, i sindacati continuano ad essere collaterali alla politica, a qualsiasi politica e, come hanno fatto inutilmente e colpevolmente per decenni, assecondano, per poi criticare e riassecondare, politiche illusionistiche sempre più scoperte. Il popolo italiano è composto quasi esclusivamente da pecoroni e da conformisti-opportunisti, la cultura critica latita; basta registrare le sparate di um Monsignor Galantino, megafono del suo datore di lavoro che invoca:"dovete accoglierli tutti", i migranti e un pover'uomo subdolo, Salvini della Vandea settentrionale, che sa di rivolgersi a dei mentecatti, che replica: "complice degli scafisti". Questi sono gli esempi pubblici, ma ogni giorno, nel privato del lavoro e delle opinioni scambiate dal barbiere o al bar, se ne possono cogliere altre consimili. L'azione della sinistra francese, in atto in questo momento, ha avuto una genesi anche culturale, quella cultura del radicalismo borghese, applicata ad ogni circostanza politica ed economica, che fa da luce, viene dibattuta ed accompagna le lotte. Adesso - e c'è da preoccuparsi - si è accodata anche la CGT, la Confederation Generale du Travail, che è l'equivalente transalpino della CGIL italiana. Ma la CGIL è divisa e paralizzata da cinque correnti, ha espulso autoritariamente ogni voce autenticamente dissenziente e si barcamena fra parole al vento e una pietosa condotta manipolatoria. Il suo guaio e problema è che , per un sindacato operaio di contrapposizione è venuta meno la materia alla quale contrapporsi e il ripiegamento stentato nel trasformismo del giorno per giorno è l'unica strategia che il vertice sa elaborare. In più, né il popolo bove, né l'intellighenzia didattica, scolastica o accademica, ma mai partecipe delle esigenze di base della società che dovrebbe rappresentare, è assente ed in ripiegamento: ha perfino smesso di votare, ma non ha rovesciato il tavolo, né lo rovescerà se non quando, come è stato negli anni '70 del secolo scorso, si tratterà di una convergenza conformistica e utilitaristica. Anche un eventuale e, secondo me, improbabile contagio, sarà immunizzato da un qualche vaccino antropologico, ma forse non sarà neppure contratto. In termini valoriali, l'omicidio, preceduto da insane torture, può essere rimosso. E' successo in pianura, quella arida, anche di sentimenti, così ben descritta da Bernardo Bertolucci in "Novecento". Oggi, i braccianti sono gli immigrati, ai quali i proprietari di case affittano appartamenti semi fatiscenti, così come fanno con i negozi senza curarsi del prodotto venduto, come fanno, soprattutto in riviera, ma anche in città, con le prostitute stanziali o stagionali. Un certo Abassi aveva ottenuto per se e per il figliolo di sei anni, un appartamento vicino a Parma. La moglie era morta. Gli era stato affittato da un imprenditore delle pulizie, di quelli che percepiscono dalle imprese 22 euro l'ora e ne riconoscono, centellinadone le ore di lavoro, 3 ai loro dipendenti, spesso extracomunitari. Il fittavolo, dopo un po', ha smesso di pagare con regolarità l'affitto. E' partito lo sfratto che però, anche a causa della situazione familiare dell'occupante, si prolungava da molti mesi, ma da meno di un anno. Ecco allora che il "padrone" organizza una spedizione salica e barbara per punire il debitore - perciò stesso colpevole - del mancato riconoscimanto non della pigione, ma della sua colpa. Assoldati alcuni suoi operai rumeni, quella sera abbrutiti, forse per darsi un perverso coraggio, dalla cocaina, ha fatto irruzione nel "suo" appartamento e ha seviziato per ore il malcapitato moroso, staccandogli un orecchio, asportandogli un pezzo di naso e tranciandone con delle pinze due dita di ciascuna mano e di ciascun piede. Il pover'uomo - descritto come occupante abusivo, ma solo moroso - è morto dissanguato. Ne ha parlato, solo per un giorno, la stampa locale, la quale, ispirata dagli interessi e dai sentimenti della provincia avara, ha tralasciato subito di seguirne gli sviluppi, ma, soprattutto, ha sancito una sorta di normalità barbarica verso l'alieno, profittatore e debitore non pentito, restaurando quell'antica concezione del diritto di proprietà che consisteva nello "ius utendi, fruendi, abutendi", usare, trarne frutti e distruggere il bene o diritto di esclusione. Non potendo distruggere la propria casa, semplicemente non messa a reddito, ha, con la sua squadra, distrutto il debitore, liberandosi del danno e giustiziando il colpevole...del debito. Per questa gentucola, la vita vale meno della proprietà. Su talune pagine di Facebook sono rilevabili contributi privati che testimoniano la consapevolezza di vivere in mezzo ai barbari, attestata dalle mezze frasi, dalle giustificazioni, dalla mancanza di pudore di chi prova a giustificare, di chi cerca attenuanti, di chi getta fango su chi, icona e simbolo negativi, non si potrà più difendere. L'hanno messo nella condizione di non nuocere, di non poterlo più fare. Barbari primitivi e benestanti. Sempre su Facebook sono rilevabili altri apprezzamenti privati che raccontano, in questa fase di crisi acuta, di atteggiamenti intransigenti verso chi non riesce a pagare i canoni o li ritarda troppo. I padroni, quando non sono soddisfatti dalle "impacciate" reazioni dei Tribunali che tutelano l'abuso, staccano le utenze, minacciano e fanno minacciare, tormentano bussando alle porte in continuazione, disturbando gli inquilini di notte; in un caso, stando alle testimonianze, è stato lanciato dell'acido addosso ad una persona che non riusciva a pagare. La vicenda descritta è avvenuta in un borgo abitato anche da incivili, chiamato Basilicagoiano. Vi si è celebrato un rito connaturato alla mentalità proprietaria storica in quelle terre: la proprietà è sacra, la vita no, quella estranea, minore, men che meno, laddove continua a consumarsi l'aborto dell'umanità, che non riguarda solo gli stranieri, ma gli estranei per "morosità". Il bambino di sei anni, solo, è stato finalmente sfrattato. La sua condizione è ora quella di non essere in grado di capire l'assurdità dell'accaduto. Un trauma irreversibile e deformante. Quando lo capirà ne sarà abbattuto, ma sarà ancora più solo.

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