giovedì 7 gennaio 2016

Il business dopo la morte.

Sosto nel vicolo laterale del Corso, a un tavolino privo del calore del "fungo", che irradia il corridoio fra le postazioni, per un recupero degli spazi, che rende vano il servizio. Sono in uno dei corsi centrali della Chinatown commerciale. Solo loro - i Cinesi - riescono a mantenere il servizio del bar a prezzi inferiori di anche due-tre euro, rispetto alla media indigena, per la pausa di ristoro. In compenso non cambiano il menu da anni, per tararlo sui loro ricavi. Utilizzano anche personale italiano e internazionale, perchè non reggerebbero, col solo contributo familiare, l'affluenza di una posizione di grande traffico: dal centro alla stazione e viceversa,mentre. per quello che li riguarda personalmente, anche dodici o quattordici ore al giorno di lavoro ininterrotto. Si tratta di costume, mi diceva ridendo il proprietario di un nuovo supermarket in zona fieristica: sono cinese al cento per cento, anche se sono nato in via San Carlo - diceva -. Gli Ebrei non sono i soli ad essere dispersi sulla terra: come alcuni Ebrei, i Cinesi si spostano di città in città per lavorare presso e con connazionali, per diventare, da bracciantato, imprenditori, finanziandosi al capitale della comunità, cioè dei maggiorenti economici della loro etnia. Ebbene, mentre spero di ritagliarmi qualche decina di minuti di tranquillità e mentre scruto le mosse dei rari avventori esterni della " mescita", per anticiparne l'estrazione del pacchetto di sigarette e, se non contro vento, per andarmene, squilla il portatile. Il numero mi è ignoto, ma riconosco subito la cerimoniosa voce dell'impresario di pompe funebri con il quale ho trattato, colui che mi ha mostrato gli addobbi, le bare e le possibili composizioni floreali e un prontuario di frasi fatte "memorabili" che sono state prontamente scartate. Il"cortesissimo" banditore di cerimonie funebri, come se ne tengono di altro contenuto simbolico in tante circostanze della vita e che scandiscono un "percorso" sociale, la cui trascuratezza significherebbe, per molti, la rinuncia alla celebrazione di ciascun traguardo, di ciascuna tappa, nel "destino" dell'homo sapiens, fino alla successiva giostra generazionale, che, per imitazione acritica e per ignoranza scimmiesca, altri, che ne sarebebro del tutto alieni, adottano, vengo richiamato ai miei "doveri" consuetudinari. Costui mi chiede - ma è solo pretattica- come è andata la cerimonia, come sono stati i servizi, se l'inumazione ha avuto caratteri retorici e magnificenti. Ometto di coinvolgerlo nel mio sentimento di costrizione, nella freddezza che ho colto nella metodicità degli atti e tesso le lodi- con due parole - dell'"eccellente" servizio. Eccoci, mentre ne sento sfrigolare gli umori salivari, allo scopo della chiamata: "le volevo far presente che, nonostante i termini di pagamento concordati, se provvederà in termini stretti, e se provvederà, nel breve frattempo, a scegliere i marmi per la ricopertura che precederà la traslazione definitiva della salma, le faremo omaggio della lapide provvisoria che altrimenti sarà calcolata in fattura. Una breve consultazione e le farò sapere. Avevo già addentato due porzioni di piadina al prosciutto con questa interferenza sapida. Certo, certo..grazie, grazie, comunque mercoledì prossimo mi rifarò vivo, la richiamerò. Come non dedurne che anche il mestiere del beccamorto sia entrato nell'orbita del budget, delle incentivazioni e degli pseudo sconti commerciali, "dell'adatta e modifica" nel "tempus lugendi" da loro stessi proposto per il saldo momentaneo dell'attività della loro impresa, dato che proseguiremo, atto dopo atto, come in commedia, al trattamento dei resti come abbiamo fatto, con l'insieme, in vita? Il mio interlocutore telefonico - il promotore funerario - aveva a suo tempo sbagliato l'imputazione delle componenti necessarie all'inumazione richiesta. Mi aveva telefonato, in sua assenza, un suo collega che, citandolo per nome e cognome, mi aveva avvertito: "ha commeso un errore enorme: ed ha ricaricato due voci incongruenti. L'ho constatato per caso dopo la sua visita. Provvedo io -tal dei tali - a mandarle, via e-mail, quanto correttamente dovuto". Per altri e tristi adempimenti, sono dovuto tornare un'altra volta nei pesanti locali del "seppellitore", scorrere i manifesti, ad altezza d'uomo, pubblicitari delle opzioni, affissi lungo il camminamento e approdare alla stanza dell'unico addetto, un terzo, presente a quell'ora. Si stava lamentando al telefono di essere andato a lavorare con la febbre, che si sarebbe rifatto vivo appena si fosse liberato, ecc. Costui, dopo avermi intravisto ed aver proseguito nella sua telefonata, dopo aver riattaccato, mi invitava con tono imperioso e professionale a sedermi al suo cospetto, per cominciare, di seguito, a dar corso all'illustrazione dei servizi proposti, avendomi scambiato per un "nuovo" cliente. Chiarita la situazione, si faceva ancor più spiccio, sia pur rimanendo nell'ambito della cerimoniosità delle frasi fatte e congedandomi accennando ad alzarsi e porgendomi la mano. Poi, ecco che, per settore, il "mio" beccamorto si ripropone nel suo ruolo manipolatorio del portafoglio che gli è stato assegnato, secondo un'uniformità di comportamenti e una povertà di parole di circostanza..circostanza commerciale, che stanno diventando il linguaggio acritico di giovani e di meno giovani. Il business dopo la morte.

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