domenica 17 gennaio 2016

La morte esaltante.

Trecento morti e quattrocento rapiti in una cittadina siriana nella notte di oggi. Non è la contabilità dei misfatti a fare paura, ma le modalità operative e organizzative di questa marmaglia dell'IS che rivelano il progetto della loro società futura e, contingentemente, l'alimentazione vampiresca della loro furia omicida e, per interposte persone, suicida. Un altro "viva la morte" gridato stolidamente prima e dopo gli assalti. Il dopo, per i superstiti, è schiavitù e umiliazione. Di solito, gli uomini vengono uccisi, ma, in questo caso, paiono costituire una riserva per lavori servili nelle retrovie, fino allo sfinimento. Della sorte delle donne si sa che sono il "ristoro" del guerriero, dopo e prima di ogni nuova possibile "immolazione". Nelle primitiva congrega si mescolano e si falsificano tutti gli elementi dell'egoismo criminale più irrispettoso nei confronti del pur labili ( all'atto pratico ) sentimento e cultura di una comune umanità. Questi caratteri di un'inciviltà crescente andrebbero per altro colti anche nei baccanali finanziari, nelle deregolamentate regole del lavoro, nella definizione di un Monsignore, ieri, a Lampedusa: U.E.: unione degli egoismi. In quel campo arido e polveroso si sta consumando un altro, antichissimo, rituale di nichilismo e disperazione; l'Es si è svincolato da qualunque mogio condizionamento del Super Io, che in pochi, assurdamente, subiscono. Riecheggiano in queste cronache, le paradossali figurazioni di Eugene Jonesco, ma non il rattrappimento interiore di Samuel Beckett, vissuto in qualche squallida stanzetta dai bimbi rapiti, a cui si nega consapevolmente di crescere e di essere allegri e dalle loro madri, ridotte ad uno stato biologico senza stagioni, ad una biologica sopravvivenza. Nel determinismo economico scatenante si confondono le presunzioni sopraffatrici e regolamentari del pensiero moderno, mal coniugato ed asservito agli interessi pratici ed empirici di pseudo civiltà dominatrici e pretesto di sfogo rancoroso e distruttivo di uomini pur così giovani, ma di già marginali e depressi, violenti e vendicativi, "felici" infine della "licenza" strumentale che viene loro offerta e nella quale alla morte fisica o interiore si affianca la loro, in una rimossa compresenza.

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