lunedì 4 gennaio 2016

La pigrizia che favorisce i vizi.

Con la festa della Befana, il 6 gennaio prossimo - più propriamente detta Epifania o manifestazione del Signore - saranno dodici giorni da che la mia mamma è morta. Si concluderà la fase "pontiera" delle celebrazioni profane e prosaiche e i servizi, sempre più ridotti, saranno ripristinati. A parte quelli soppressi. La coesistenza fra le sempre crescenti esigenze terapeutiche e le ferie del personale di ogni livello e mansione e il divieto sopravvenuto di prestare lavoro straordinario, sono la causa di un numero imprecisato di decessi. Le terapie farmacologiche, depotenziate per ragioni di costi, "accompagnano", tutt'altro che dolcemente, anzi in un caleidoscopio di confusione, nel quale le procedure asettiche nascondono le carenze, i pazienti sul limitar di Dite, dove "si spera" che toglieranno il disturbo. Inutile, a quanto pare, chiedersi quali norme di diritto vengano violate così sfacciatamente: in un Paese nel quale nessuno rispetta la legge, il problema non si pone: si gioca al risiko degli incontri fortunati o sfortunati, mentre la sottilissima soglia di assistenza ai malati, in queste ore di svago, per medici, infermieri e parenti dei deceduti, è un sipario di carta velina sbrindellato, senza che nessuno si curi più di rinforzarlo, dato che il senso della decenza è sfumato e inclina ad atteggiamenti di cinismo demenziale. In questi frangenti disadorni, la moralità e la responsabilità vanno a farsi sbeffeggiare, sui volti, nei cuori e nelle menti inariditi dal conformismo adattatorio, dato che ci hanno indotti a pensare che le cose stiano così a prescindere e che un impegno oppositivo sarebbe troppo faticoso.

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