domenica 6 ottobre 2013

Tramonti.

Il tramonto repentino di Sivio Berlusconi è coinciso con il commissariamento dell'Italia da parte degli uffici di ragioneria della U.E. Deteneva, diciannove mesi fa il timone del governo e lo deteneva legittimamente, in quanto investito dalla maggioranza del corpo elettorale. Poi ci fu un colpo di Stato bianco, che assecondò, suicidandosi. Ecco che un vecchio arnese del realismo comunista, a chiusura di una parabola che cominciò con Togliatti, designa un democristiano giovanile, ma scialbo, nipote di un grande ( solo per la quantità ) tessitore di scuola andreottiana della prima e poi tutore di Berlusconi durante la seconda Repubblica. Certamente, all'atto della rinuncia alla verifica elettorale, che sarebbe stata un referendum sull'accettazione o meno della soggezione all'Europa finanziariamente solida, Berlusconi deve aver avuto un affidavit sulla sua sorte giudiziaria, influenzabilissima nel barocco e ridondante palazzo che ospita i riti dottrinari della Corte di cassazione. Condannato avrebbe voluto rilanciare sul piano elettorale, ma la probabile riproposizione del risultato di equilibrio fra il suo movimento e quelli, coalizzati dei suoi avversari europeisti, o, al massimo, una maggioranza risicata che avrebbe dovuto nuotare controcorrente, in sede istituzionale, nazionale e comunitaria, ne hanno fiaccato la resistenza. Ormai è un vecchio e, anche se non è detto che rinunci ad influenzare la politica residua, attraverso forme di aggregazione, ritornate nebulose, è certo che la prima sentenza definitiva contro di lui lo ha, per lo meno, emarginato, al massimo a presidio delle sue aziende, l'unica ragione per cui scese nell'agone politico. Saranno poi i suoi poco combattivi discendenti ( perché hanno trovato la pappa cotta )a dover combattere o, più probabilmente, venire a patti, prima di tutto fra di loro per spartirsi quanto potranno. E' stata una lotta fra un proprietario che si era appoggiato alla politica d'occasione, poi travolta da tangentopoli e tanti nullatenenti, politicamnete parenti-serpenti, avidi di farne oggetto di materia spartitoria, ma è stata l'Unione europea, prontamente assecondata in cabina di regia da Giorgio Napolitano a condurlo al naufragio. Senza l'Europa teutonica, Silvio berlusconi sarebbe ancora dov'era e a nulla, per l'ennesima volta, sarebbero serviti gli attacchi di una pseudo sinistra confusa e pasticciona e la regia, solo autoctona, di un vecchio Presidente, che è stato facilitato, nella congiura, dalla trama europea, come non capitò a Oscar Luigi Scalfaro, che pure ci provò. Alla luce di tutto questo, sono più facilmente interpretabili gli atti contraddittori del Cavaliere ferito gravemente e più spiegabili le sue intemperanze. I figli, numerosi e dispersi, non sono scesi in campo. Quando si cade, si cade da soli.

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