domenica 20 ottobre 2013

Una domanda retorica.

Nelle città italiane, al centro come in periferia, allignano sedi in affitto di Casa( Ezra ) Pound, dal nome del poeta americano filofascista , laconico frequentatore delle calli veneziane. L'affittanza rivela l'incertezza circa il consolidamento dell'associazione che si spaccia per centro sociale, i denari sono d'incerta provenienza per i sottoproletari che li abitano, ma che non sono i sottoscrittori dei lucrosi contratti dei locali, spesso ma non sempre, desueti e secondari che i proprietari riallocano dopo anni di mancati introiti. Sono numerosi i locali che "stimati" borghesi affittano a prostitute, circoli più o meno nebulosi, sex shop, rivendite di extracomunitari che rapidamente li acquistano. In questo contesto, nelle città principali, le manifestazioni di un vasto popolo che si è affrancato ( o è stato abbandonato ) dalle istituzioni e dalle para-istituzioni ( i sindacati )si ritrova in fetali forme di organizzazione interivendicativa. Codeste stanno intensificando i contatti con le più svariate organizzazioni internazionali. I No Tav, ad esempio, intrattengono rapporti con comitati per la difesa del territorio della Palestina e anche con Israeliani all'opposizione, rispetto al progetto di frammentazione e colonizzazione dei territori che altrimenti dovrebbero costituire l'insediamneto dello Stato palestinese. Ebbene, queste manifestazioni imponenti, del tutto aliene dalle rappresentanze ufficiali, o semplicemente tradizionali, di interessi nei quali le categorie popolari non si riconoscono più e dalle quali rifiutano di farsi organizzare, sono intersecate, collateralizzate da nuclei organizzati di "guerriglieri urbani" che, inevitabilmente, alla fine se non riescono a trasformarle nel durante, innescano una battaglia campale con poliziotti, carabinieri e guardie di finanza, prima di dileguarsi, al netto dei feriti e degli arrestati. Sul loro percorso, trovano come oppositori armati, i miliziani di casa Pound, presso le cui sedi, territorio franco, si confrontano sul terreno, mentre la polizia cerca di isolare gli uni dagli altri, ma soprattutto osserva ed ignora. Le forze dell'ordine ( di quale? ) gestiscono, talvolta si, talaltra no, le situazioni, come si converrebbe 8 se lo facessero sempre ) ad una polizia democratica ( salvo sfogarsi e dimostrare tutt'altra attitudine, in separata sede )ma non sempre controllano, prevengono, sanzionano a posteriori, pur sapendo di chi si tratta, dove si trovi e di quali reati sia imputabile. Vanno invece alla scuola Diaz, spinti da sadismo e da inconfessabili ordini politici e dei vertici stessi della polizia, ma sembrano non fare il proprio mestiere nel contesto, con efficienza e serietà. Troppe volte, i torbidi sono stati innescati da figuri inidentificabili, talvolta sorpresi in tranquillo colloquio con poliziotti in divisa, tanto da far sospettare ad osservatori internazionali che possano essere stati loro ( in borghese ) ad innescare o indirizzare i disordini, ad alimentarli o dirigerli. Le morti assurde di Giorgiana Masi a Roma, di Pierfrancesco Lorusso a Bologna, non sono state spiegate esaurientemente, anzi. Le istituzioni italiane sono troppo colluse, a cominciare dalla mafia, per essere credibili e troppi sono caduti all'interno di quello stesso fronte che credevano di presidiare insieme. Presidiano tutti i confini della democrazia?

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