lunedì 7 ottobre 2013

Mostruose riemergenze.

E' squallido e sconvolgente constatare come, in questi frangenti, nei quali i commercialisti suggeriscono le metodiche trasformistiche, pre chiusura, alle aziende che sopravvivono ancora, nella più indolente apatia del Governo plebiscitario italiano, sul piano culturale e politico non si trovi altro diversivo che agitare il suicidio fisico assistito, sulle orme di quanto praticato in Svizzera, insieme al deposito dei capitali trafugati. La morte, non investigata nelle sue cause, di Carlo Lizzani, personaggio noto ai meno, autoprovocata, ha riacceso un dibattito drogato sulla morte auto e etero inflitta, come se si potesse trattare di un progresso nell'evoluzione del genere umano. E' invece un'assimilazione, un puro conformismo alla società dell'esclusione e degli scarti, per i quali non vale la pena di sostenere dei costi, stante l'inaridimento degli approvvigionamenti finanziari. Il suicidio "nobile", praticato nella nostra cultura occidentale fin dall'epoca greco-romana, oltre ad essere ammantato di retorica censitaria e di status, non si attaglia alla miriade di suicidi che continuamente si verificano in ogni età della vita, a qualsiasi età, che sono frutto dello sconvolgimento psicologico della solitudine e della sensazione improvvisa e irredimibile di vuoto esistenziale, in un contesto socio-culturale ben misero, se non sa apprezzare altra condivisione di un computo ragionieristico sentimentale, valoriale e potenziale dell'esistenza. Questa violenza non vuole più essere ignorata, prova, con protervia, ad imporsi al buon senso, vuole inibire la consapevolezza e l'evoluzione morale. Cerca di concentrare nelle strutture di ricovero e ospedaliere, la "razionalizzazione" della sostenibilità, che è sempre questione di un attimo, quello che viviamo, fino al suo spegnersi doloroso e definitivo. Altro che ipocrita "buona morte". La propria morte non può mai essere "buona" e la sua insensata proposizione ingannatrice è la forma attuale di risorgenza dei mostri interiori dei periodi di crisi, di questo periodo di crisi - fra l'altro indotta - e solo economica. L'atto, libero e spontaneo, pur drammatico, di togliersi la vita è estremamente opinabile, ma rispettabile: personalmente, io credo che si debba lottare sempre, ma liberalizzare, sotto mentite spoglie, il "libero", occasionale e vigliacco omicidio, è l'ultima mortificazione che rischiamo di farci infliggere.

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