mercoledì 23 ottobre 2013

Senza fondamenti.

Finalmente è toccato ad un nostro connazionale, naturalmente poco più che un ragazzo, che ovviamente faceva il cameriere, come tanti se ne incontrano nelle isole britanniche, per imparare l'inglese, o meglio il suo slang. Imparare l'inglese, perfezionarlo a diciannove anni, vittime di quell'omologazione culturale che privilegia il mercato e che, in sistemi ultra liberali e liberisti, scatena la violenza pretestuosa degli slums. Quell'inglese, lingua commerciale anche per chi può fare commercio solo di se stesso, che conferisce, orizzontalmente, una presunzione di successo, per quasi tutti destinata a rimaner tale e che, spesso, ti porta a ignorare tutto il ricchissimo mondo delle lingue e delle tradizioni linguistiche non commerciali, o, forse, limitatamente commerciali, nel senso del commercio intraeconomico e di quello interpersonale ed etnico. Mi spiegava, nei giorni scorsi, un camerunense che il suo doppio cognome consisteva nel suo secondo nome personale, che, nel suo paese viene attribuito a tutti i nuovi nati, maschi e femmine, e che, dei due, è il primo. Il secondo cognome è quello del padre. Poi bisogna interrompersi per proseguire nell'abbrutimento commerciale, smaltitorio, di proposizione e di assist e via, sulla strada della demenza. Il nostro giovanissimo studente, mi pare nel Kent, è stato ucciso a calci e pugni in un'ordalia di nebbiosi suburbi, da un nucleo di associati alienati, al grido di: ci rubi il lavoro, un occasionale lavoro di merda. Di costoro, solo uno era inglese. L'internazionalizzazione delle opportunità, dei capitali e l'indistinzione della violenza che vi sottende, senza un pensiero, una prospettiva e un fondamento.

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