martedì 8 ottobre 2013

Contingenze contigue.

Il biPresidente si preoccupa dell'estetica italiana nel mondo e invoca, a pochi anni dagli ultimi, l'amnistia e l'indulto. Le condizioni di detenzione resterebbero le stesse, ma a soffrirne sarebbero in meno e questo dovrebbe rivalutarci agli occhi degli altri. I ranghi si ricostituirebbero dopo pochi mesi, ma il bel gesto sarebbe stato compiuto e forse solo uno, per questa volta, ne beneficierebbe sul serio. Questa classe politica latita di statisti e una profonda riforma carceraria, da parte di costoro è impensabile. L'orizzontale depenalizzazione dei reati minuti, quotidiani, per così dire, comuni, quando avverrà, sancirà l'impermeabilità, già presemte, ma meno evidente di due società principali, intervallate da una mediocre: la prima rinserrata ad autoreplicarsi, una mediana molto più immiserita rispetto ad ora - soprattutto, rispetto a pochi anni or sono - e una crescente periferia del degrado e delle gerarchie originarie. Avremo, per così dire, dei quartieri carcerari. Un fac simile delle piazzole dell'amore, che qualche giurista e qualche amministratore vorrebbero sostituire alle già case chiuse, per "ovviare" al problema ( per chi? ) della prostituzione. Una rivisitazione borghese dei parcheggi per libero-scambisti, di cui i clubs privés sono la versione muraria, a prova di intemperie. Alitalia, scaduto il patto di sindacato fra i "patrioti", si scioglie nello stesso fallimento previsto cinque anni fa, stessa sorte per i 4.500 addetti di terra, che saranno licenziati, declassamento del Leonardo Da Vinci a hub caudatario del Charles De Gaulle di Parigi. Le hostess, gli stuart e, soprattutto, i piloti, se non vorranno rischiare la scadenza del brevetto di volo, dovranno volare, a prezzi concorrenziali, per qualsiasi compagnia, pubblica o privata, che li possa ingaggiare. Perdiamo la titolarità, pubblica o privata non importerebbe, di un altro settore strategico, dopo la telefonia e la gestione delle connessioni telematiche. Tutti i soggetti, dotati di capitali da investire, possono concorrere alla spoliazione dell'Italia e organizzarsi a gestirne i servizi secondo esclusivi fini di lucro. In questa temperie, gli italiani, che mai hanno fatto una rivoluzione, che mai si sono imposti con la fondatezza e la forza della loro protesta ( si sono solo, a piccoli gruppi, immolati durante i moti dell'aristocratico Risorgimento nazionale, consentendo alla propaganda di dargli una patina popolare ) continuano a sopravvivere, senza coscienza, alla giornata, prendendo atto delle continue espropriazioni personali. Si convincono con facilità che quanto avviene è ineluttabile e che immodificabile è il loro sprofondare nella promiscuità con immigrati di altra sensibilità, religione e tradizione, con solo l'indigenza e lo spazio dei quartieri in comune, che abitano, ad assimilarli, purtroppo, in qualche caso, per gli uni e per gli altri, anche nel parassitismo e nel malaffare. Unipol Banca, per la prima volta dalla sua fondazione, non ha riconosciuto il premio di produttività-redditività ai suoi dipendenti. Non ha ciurlato nel manico della non identificabilità dei parametri di calcolo, ha semplicemente messo, nero su bianco, che, durante la passata gestione, non ha guadagnato niente. I sindacati - tranne la CGIL - hanno manifestato, volantinato, tenuto assemblee, accusato l'azienda di grandeur immobiliare a scapito della "giusta mercede all'operaio". Mentalità pauperistica che non si sposa con l'avidità del circolo degli azionisti, di una realtà particolare ed opposta, dove, non solo non si è mai scioperato, nonostante che il premio di redditività non si sia mai, se non in termini offensivi, percepito, ma si considerano le quotazioni di borsa, che notoriamente sono all'opposto degli oneri retributivi, come una garanzia di futuro servaggio. In un certo senso, è illuminante. Un ciabattare informe, senza obiettivo, lungo le strade, i borseggi quotidiani, l'itineranza dei lavori per pochi mesi, la condivisione eretta a sistema di disordinati appartamenti di rivalsa, marcia in rotta non avvertita, fuori da qualsiasi riferimento normativo, economico e, quindi, valoriale, privilegiano l'occasionalità e non si preoccupano di prevedere il futuro. Un prostituta romena di ventiquattro anni, con scritto sulla carta di identità che, nubile, fa la casalinga, ha già cumulato tre cambi di residenza: Reggio Emilia, via Che Guevara, credem'a me, poi un paesino di cui non ricordo il nome, infine, per ora, Modena, ma, quando viene a Bologna " è presa da frenesia da shopping". trasferisce su una banca tedesca ( sempre per me ), filiale di Bucarest, 2.500 euro ( l'ho già fatto tante volte, sottolinea ) e preleva 700 euro per un'incursione negli outlet low cost di via dell'Indipendenza, che le sembrano un salone delle feste. Non si manifesta traccia di indisponibilità. E' una testa vuota come tante, moralmente zingara, ma non di cattivo animo. C'è di gran lunga di peggio, sia in termini di stupidità, sia di cattiveria potenziale. E' educata, anche se orgogliosa della sua ostentata benestanza: si vede che frequenta ambienti censitariamente manieristici. "Buona giornata" e si congeda. Ci manca un "buon lavoro e potrebbe essere una delle nostre. Poi c'è chi, toccato dalla sventura e, potendoselo permettere, fa beneficienza mirata, chi questa sera andrà a un concerto, chi al posto dei documenti che gli sono stati rubati gira con una denuncia e "denuncia" di non avere tempo di chiedere la riemissione della sua identità perchè il padrone non lo lascia libero, in orario di apertura degli uffici, nemmeno un minuto. C'è chi muore improvvisamente, dopo aver fatto progetti terapeutici e bellicosi verso l'ex coniuge pretenzioso, pochi giorni prima allo sportello, chi non sopporta una contrarietà e non si impegna a considerare realisticamente il suo "destino" prossimo venturo. La nuova versione della società è già disegnata in bozza.

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