venerdì 18 ottobre 2013

Geometriche banalità.

Il "matematico" Piergiorgio Odifreddi non mi è mai piaciuto. Sproloquia di tutto, con ghigno saccente, ma è solo un geometra - con tutto il rispetto per i geometri che si attengono alla loro professione -. E' diventato "matematico" frequentando quella facoltà dopo la liberalizzazione dgli accessi e deve essergli rimasto il groppo in gola di tanti "meccanici" per non aver potuto frequentare le scuole "alte", tanto che ha deciso di demolire tutto, a prescindere, a cominciare da dio. Da anni, legato al carro di un radicalismo pubblicistico, talvolta interessante, ma più spesso prevenuto e grossolano, demolisce la dimostrazione di un teorema indimostrabile: si può aver fede o non averla, ma dio, la cui percezione non si basa su nessun presupposto razionale, non può essere dimostrato e, quindi, non può essere demolito "scientificamente". Basterebbe questo a ridimensionare le approssimazioni del Geom. Odifreddi. Di dio si può parlare nei termini della filosofia, della storia arcaica, della mitologia, oppure della teologia nelle diverse configurazioni che ha assunto, durante i secoli, nelle diverse religioni, in quelle riconducibili ad una comune koiné a quelle eteronome, figlie di altre composite civiltà. Ma, in termini scientifici, non si ha dibattito fondato. Sulle sue incursioni teologiche e - ve lo assicuro - su molte altre "analisi" in materie di interesse dell'ambiente che lo sponsorizza e lo protegge, non sarebbe luogo per parlarne e, del resto, ho sempre evitato di leggerlo dopo le prime demotivanti esperienze, se non fosse intervenuto, in veste di negazionista, sulle camere a gas nei campi di concentramento nazisti, sfruttando la scia delle dichiarazioni postume di Eric Priebke. Il Geom. Odifreddi, chissà da quale rotocalco o ambiente iniziatico, ha appreso che le camere a gas non sono storicamente provate. Considerato che il Geom Odifreddi non è uno storico, potremmo limitarci ad assumere le sue battute come un'incursione fideistica ( meglio, da falso profeta )in un mondo racchiuso nel dolore e nell'umiliazione, intorno al quale pontifica col suo ghigno immutabile. Potremmo, se non fosse, il suo, un ulteriore segnale di quella cangiante, camaleontica attitudine di tante infelici e deformi sensibilità - badate bene, infelici per frustrata vanità - che pur di apparire sulle pagine patinate di riviste pericolose per chi non disponga di un allenato e forte spirito critico e più che altro deputate a rafforzare posizioni di rendita, minacciano, denigrano e prendeno spunto da qualsiasi, anche assurdo ed odiodo pretesto ipotetico, per "sollevarsi", se possibile "esaltarsi", sulle spalle di chi si invidia, sulle spoglie di chi è stato sacrificato e che potrebbe essere sacrificato ancora al vaniloquio incompetente. Ecco altre figure da cui guardarsi, ecco altri falsi profeti, non da tacitare, ma verso i quali affinare l'indispensabile criticità dello spirito e della ragione, impedendogli di ergersene a vessilliferi.

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