sabato 4 febbraio 2017

Il disagio delle apparenze, per le investiture.

Ormai anche la Raggi è al capolinea. Non si richiama ai suoi caratteri istituzionali, ma alla benevolenza di Beppe Grillo. Roma, comunque, non fa testo; è un coacervo di mestieri, professioni e carriere burocratiche, alle quali hanno dato colpevole copertura anche persone di valore, provenienti da fuori. Sì, perché altrimenti la fame e la malizia, che si spaccia per astuzia, abilità manovriera, rende impossibile una corretta amministrazione e gestione delle cose e il costume berghese capitolino ne è intriso. La parvenza di intangibilità dei grillini si scontra subito con i privati costumi, che, per definizione, non sono appannaggio pubblico e politico; lo diventano quando si intersecano con la veste ricoperta e la rendono subordinata, misconosciuta. I grillini non vogliono lasciare Roma, per cui non la scaricano come Pizzarotti a Parma, ma anche se venissaro riconfermati, in men che non si dica, si ritroverebbero coinvolti in situazioni analoghe. Marino docet. La ridicola pretesa di apparire agli occhi dei supporters, normalmente sfigati e quindi costretti ad essere meno, molto meno disonesti di chi eleggono, viene contraddetta dal desiderio, realizzato in potenza, di vivere e godere e stigmatizzato da vecchi censori riciclati, vessilliferi dell'invidia sociale che sposta su di loro le sue preferenze. E' un meccanismo sostitutivo e identificativo della propria frustrazione, che assume un carattere retorico e identitario. Per questo, chi ha preso il timone, si affretta a fare man bassa di quel che può, in una versione minore di sesso, potere, capacità d'influenza e di decisione e, se possibile, di arricchimento; ma i tempi della lotta fra bande si sono fatti troppo corti, in base al principio negativo per cui se non posso io, faccio almeno in modo che non ci riesca neanche tu. Comunque, favori ( richiesti ), clientelismo, relazioni di qualsiasi genere fra "colleghi", la fanno da protagonisti e non solo a Roma, senza curarsi, con superficialità, delle apparenze che, essendo ipocrite, sono strettamente attigue e funzionali, per le ragioni elettorali "di riconoscimento di cui sopra, alla politica. Che poi tutto questo e, se sarà "necessario", molto altro ancora, in un polpettone di vero-falso, sia stato anche originato dal contrasto, mai praticato finora, agli interessi speculativi dominanti, è certo, ma certe leggerezze, soggettivamente ritenute minori e personali, si pagano plebeisticamente in piazza: anche Berlusconi, eletto e rieletto a furor di popolo, è stato abbattuto per i suoi piaceri privati, ai quali non voleva, per un impegno strumentale, casomai autocelebrativo e noioso, rinunciare.

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