martedì 31 gennaio 2017

Per parlar chiaro bisogna non dipendere dall'apparato.

Su Donald Trump mi sono già espresso in termini generali. Non tutto quello che dice, però, già esposto agli attacchi concentrici degli apparati internazionali formatisi dopo la fine effetiva della Seconda guerra mondiale ( riunificazione tedesca ) è sbagliato, è solo libero dai vincoli politici di tutti i prodotti della "politique politicienne", non cerca cioè alleanze di potere sulla base dell'esistente, ma, non necessitando della politica per il pane e soprattutto il companatico quotidiano, vede e denuncia le cose senza remore, ben consapevole di avere già contro una congerie di organizzazioni sovranazionali e reagisce. Il tentativo in atto di delegittimarlo come se fosse un malato di mente o un povero scemo - è solo un extraterrestre nell'ambiente dei senza mestiere della politica - è scoperto e fin troppo frettoloso, mal congegnato. Oggi ha detto che l'euro non è altro che il marco camuffato ( ovvietà rimossa da chi ci ha venduti al neo impero guglielmino ), atrvaerso il quale la Germania sfrutta e soggioga gli altri Paesi dell'Unione europea, tranne un paio di piccoli alleati di prossimità. In molte sue affermazioni, Donald Trump parlerà il linguaggio del buon senso, non necessariamente quello della gente, ma traducibile in buon senso comune e politico, quello con cui ha vinto legittimamente le elezioni negli Stati Uniti. Farà molte cose che non condividerò, che non saranno condivise, ma questo è tanto ovvio quanto salutare. Il Canada non ha fatto in tempo ad offrirsi di ospitare i profughi, comodi e aviotrasporttai, incarcerati dagli Stati Uniti, che un campione dei suoi cittadini lo ha smentito, dando luogo alla reazione al terrorismo islamico, contro l'insediamento su di un suolo nel quale si vorrebbero applicare i principi dell'illuminismo e delle società inclusive, nei confronti di gente identitariamente avvinta a concezioni prerazionali. Era già successo in Israele, dove allo stillicidio di attentati palestinesi, alcuni coloni hanno reagito attraverso stragi in Moschea, prima che lo Stato sionista relegasse gli arabi elettori di Hamas nella striscia di Gaza. Trump si pone nei confronti della migrazione incontrollata come un argine, ma salvaguarda il principale Paese terrorista, l'Arabia Saudita, perché petrolifero e, quindi, alleato, nonostante finanzi il terrorismo, come le moschee, in tutto il mondo infedele, mentre vieta l'impianto di religioni esogene sulla sua sabbia. Lo scontro di (in)civiltà è sceso sul terreno del ristabilimento dei confini: economia autoctona e rifiuto della diaspora, indipendentemente da chi l'ha provocata. E' tempo di ripensamento e di ritorno al sicuro, concreto mondo della produzione di beni materiali, protetta dalle istituzioni. Di Trump non si può dire che non confermi quanto ha promesso in campagna elettorale, anche se i criteri di scelta dei reprobi sembrano rispondere a criteri di abiura solo di parte dei competitori islamici. Non fecero niente di diverso i presidenti durante la guerra fredda e quelli che regolarono i conti con i dittatori strateghi in vigenza del bipolarismo, salvo regolare i conti con loro a contrapposizioni momentaneamente dissolte, con i risultati sotto gli occhi di tutti. Donald trump è pronto a stabilire rapporti paritari con la Russia: vedremo se preluderà alla ricreazione di aree di influenza. Finalmente nel P.D. si farà. forse, chiarezza. Se si andrà alle elezioni, senza dibattito interno e senza un Congresso che elegga il segretario, il rottamato D'Alema provocherà una scissione e rottamerà Renzie che non potrà mai ( non ci sarebbe riuscito lo stesso, non ci riuscì De Gasperi, figurarsi lui )neppure a sfiorare quel 40% che gli assicurerebbe la maggioranza assoluta. Per questa via si tornerà sul serio al proporzionale, unica possibilità per le fazioni d'italia, rispettabili finché non degenerano nella corruzione, come periodicamente accade, fin dall'antichità, anche nelle migliori democrazie. P.S. Non c'entra niente il comunismo, che è morto, anche se suscettibile di resurrezione popolar-palingenetica, fra duecento anni, stante l'invariabilità dei rapporti fra le classi, anzi, nel Partito comunista non vigevano le scissioni, semmai le espulsioni. Le scissioni erano una specialità dei socialisti ed ora dell'ibrido, maliziosamente e velleitariamente incompatibile, ultimo fallimentare ed utopico progetto prodiano, incline a sfaldarsi proprio attraverso la corruzione monetaria e carrieristica.

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