lunedì 9 gennaio 2017

L'eterno conflitto.

Questa volta l'attentatore palestinese, in terra d'Israele, non è stato modello per colpire l'europa complice, bensì imitatore. Si è scagliato, con un camion, su un assembramento di soldati di leva, non ancora addestrati ( anche se è in corso un'inchiesta, perché sono fuggiti davanti al mezzo pesante - che altro dovevano fare? ). La similitudine con l'attentatore di Monaco di Baviera è evidente ed è strano che i formidabili sistemi di sicurezza israeliani abbiano potuto consentire una simile vicinanza, in presenza fra l'altro di soldati appena reclutati. Anche questo irriducibile nemico è stato abbattuto. L'Isis rivendica esultando: il costume degli arabi, arcaico fin che si vuole, ha resistito al tentativo, implicito nelle guerre energetiche, liberatorie da tiranni utili agli equilibri dell'area, anche se inclini, durante tutta la guerra fredda, ad ordire attentati contro americani ed interessi occidentali, non diversamente da quanto avrebbe fatto Bin Laden, di introdurre nel sistema e nel modello culturale, la libera impresa, una diffusione possibile del reddito, la costituzione di una classe dirigente imprenditoriale e, attraverso tutti questi strumenti, di laicizzare la società - come ben sa la Chiesa cattolica che alla modernizzazione in genere ed a quella italiana in particolare, si è sempre opposta -. Ebbene, questi costumi hanno resistito e prevalso, la campagna bellica ha alimentato il terrorismo ritorsivo, gli Arabi, fieri e potenzialmente violenti, hanno resuscitato, in ampie zone, sottratte alla potestà statale, neo Califfati, mentre nella striscia di Gaza languono più di un milione di Palestinesi. Tutto il mondo arabo e la gran parte del mondo islamico, puntano il dito contro Israele, accusandolo di essere la causa di tutto, con i suoi insediamneti in espansione da un territorio grande, attualmente, come la Lombardia e questa posizione è condivisa da buona parte dell'opinione pubblica italiana, che, ancora una volta identificagli Ebrei come manipolatori e, in questo caso, come oppressori. Dai razzi, dagli attentati kamicaze, alla guerriglia, portata all'improvviso, dovunque nel mondo: è la fase bellica di questo inizio secolo. Ma non c'è solo questo: va fatto un confronto con quanto avviene in ogni contesto nel quale il costume atavico resiste intatto, pronto solo a sfruttare le opportunità di incremento del lucro, della moralità moderna, sovvertitrice della precedente, anche armato, perché substrato di un potere storicamente alieno, da quello prevalente in una sola parte delle nazioni coinvolte. E' il caso, ad esempio del modello borbonico meridionale ed della sua sedimentazione classista statica, refrattaria, anzi ostile, all'influenza, anche collaborativa, del nord alieno e dell'Alto Adige, culturalmente austriaco e fiscalmente in una condizione particolarmente privilegiata che neppure un ritorno alla casa madre, consentirebbe ai sudtirolesi. Gli esempi potrebbero proseguire all'infinito, ad attestare che la radice della violenza affonda nel terreno dei tanti, incompatibili, sistemi sociali e, occultamente politici, che, come ognun sa, si fondano su prevalenti interessi economici, dei quali il costume e la religione sono i guardiani, in nome e nei confronti del popolo.

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