giovedì 5 gennaio 2017

Ricordi, fissati in un lampo, di una giovinezza.

Ricordo quel goal - non c'è bisogno di citarlo - perché, ragazzo, ero in piedi, vicono alla ringhiera, della curva Andrea Costa, oggi Bulgarelli. Ho sempre ricordato bene, nel tempo, con la prontezza di riflessi della giovinezza, quando lo vidi scaturire da dietro Burnich e segnare una rete epica. Del prima, dei movimenti preparatori, invece, non ho ricordo, perché fu un lampo, una nuotata possente nell'aria, più che un tuffo. L'ho poi seguito allo Stadio comunale per alcuni anni e in Nazionale, in televisione. Era un'ala sinistra e giocava sulla fascia con efficacia, non era velocissimo, ma scompigliava le difese e segnava spesso. Oggi sarebbe definito una seconda punta, d'appoggio e complemento al bomber, allora, quando gli accorgimenti tattici, che spesso creano o distruggono carriere calcistiche, erano quasi inesistenti ( salvo l'accoppiata verticale di stopper e libero, Tumburus e Janich ), i giocatori in campo erano chiamati ad intepretare il loro ruolo e si poteva valutarne le capacità effettive. Allora, il Bologna giocava un gran bel calcio - così si gioca solo in Paradiso, si diceva - e vinse quel lontanissimo campionato, portando a compimento anni di gioco elegante, a cui seguì un periodo di piazzamenti di prestigio, ma, sia pur lentamente, calanti. La coppia d'attacco Nielsen- Pascutti, con Perani a destra e sulle mezze ali Bulgarelli e Haller, con Fogli in mediana - una specie di Diawara dell'epoca - e una difesa composta da Carburo-Negri in porta, Furlanis e Pavinato a fare i terzini, insieme ai già citati, componevano quella formazione, nella quale i friulani, duri come la roccia, erano predominanti. Confrontati al multiculturalismo calcistico commerciale di oggi, non è difficile trarre delle conclusioni. Ho letto, finalmente, una nota vera: uno dei campioni più amati di questa società, della quale, in senso lato, fanno parte anche i suoi sostenitori. Un saluto con affetto, con l'IPhone. E' passata un'epoca.

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