giovedì 5 gennaio 2017

Il ciclo biologico nello schema culturale.

Un chiaro segnale di ripiegamento della propria esperienza, il contrarsi dell'aspettativa vitale, si ha quando i figli e i nipoti raggiungono il suggello dell'alloro accademico. Mentre ipoteticamente si schiude per loro un mondo professionale, possibile ma inesplorato, si riducono i propri autoriconoscimenti, quelli che ci hanno indooto ad intraprendere un percorso biologico-sociale imitativo, dal quale abbiamo tratto sacrifici che ora non ci saranno riconosciuti e non ci saranno di nessun conforto, se i nostri figli non saranno tanto sciocchi da soffermarsi sui medesimi senza intraprendere subito il loro percorso autonomo. Sarebbe già sufficiente, se non ci chiedessero ancora dei contributi economici, per non provare fatica alcuna e dedicarsi ai piaceri e alle inevitabili cantonate. Per ridurle o per attutirle sarebbe necessaria l'esperienza inutile dei vecchi, che rimpiangono di non aver dato corso alle loro aspirazioni elementari - perché sono quelle che conferiscono allegria - e di essersi fatti condizionare dai riti sociali, ai quali è impervio sfuggire. I figli, versione inascoltata dei nonni, segnano i primi cento metri dell'eterna ripetizione, pur scaricando il peso dell'allevamento sugli anziani in pensione. Insomma, un destino segnato, dall'educazione e dalle nozze. I più liberi da condizionamenti morali hanno tentato e qualcuno cì è riuscito, di procratinare il momento dell'impiccio, la nascita dell'unico figlio, al momento in cui questo atto serviva a sedimentare un rapporto, altrimenti, in procinto di diventare labile, per il venir meno di qualsiasi attrattiva vitalistica, soprattutto nelle donne, che hanno una fisiologia ormonalmente robusta, che si protrae se intervengono delle gravidanze, in una sorte di richiamo, ma si spegne improvvisamente con il venir meno della "capacità" riproduttiva. Sono infatti le donne le artefici di questo adattamento in extremis, a loro, non sempre conseguibile, beneficio. Gli uomini, qualche volta, ci cascano. In fondo, la ripetitività circolare delle esperienze, in ambito immmodificato, si ripee meccanica: gli studenti - quando sei in grado di seguirli nelle loro materie - ti chiedono aiuto, non per reale necessità, ma per ritagliarsi tempo per svaghi e impegni dilettevoli, che temono di non poter più praticare con la consueta intensità, quando saranno altrimenti impegnati. Sì, perché, dopo lo studio, il matrimonio incombe. Per le più belle - tornando al canovaccio femminile - le possibilitù di accaparrarsi un buon partito, sono molte, ma rischiano, se non in possesso di pretesti professionali adeguati, di dover, fondamentalmente, costituire una famiglia al Dominus, la sua ( di lui ) principalmente": "dominus residuus" La frequenza della cerimonialità si fa asfissiante, insopportabile; solo le mogli salottiere - le altre in maniera molto più contenuta - salutano festosamente, appunto, i nuovi eventi, in una sorta di "ringiovanimento da rimembranza" e cominciano subito a dare precetti incontrovertibili, su ogni aspetto: da quello puerperale, al parto, fino al colore delle cacche ed alla tecnica per cambiare il pannolino e su come "tenere" il bambino, su come coricarlo. L'uomo, invece, di solito rimane "sobrio", un po' appartato, anche un po' insofferente se la cerimonia si prolunga molto. Sembra consapevole che la "vis" biologica evapora e il ciclo della vita, la sua ruota, gira a suo sfavore, anche perché difficilmente riuscirà ora ad affrancarsi dal "vincolo" familiare. Il costume, la morale, appunto, familiare gli si rivolterebbe contro e lui ormai è in fase calante. Fanno eccezione gli uomini ricchi che non hanno ceduto le chiavi o la combinazione della cassaforte. pur tenuti di vista, finché la salute regge, possono ancora concedersi qualcosa, anche se sotto osservazione della moglie e spesso subordinatamente ai suoi "nuovi" compiti assistenziali. Verrà la morte e sarai rimpianto, solo se non vivi più a lungo della tua utilità pratica e della tua personale autosufficienza.

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