domenica 27 aprile 2014

Limpidezza.

Lidia Menapace ha compiuto novant'anni. Non importa quanto sarà il suo tempo residuo, ciò che conta è il suo tempo passato in cui ha riproposto e fatti suoi tutti valori migliori della civiltà storica, a cominciare dalla storia più antica che è giunta documentata, fino a noi. Non voglio ripercorrerne le vicende e attribuire titoli alle sue azioni, ne confinarla nel ghetto della sua appartenenza politica, che è stato solo l'approdo serio e coerente, ma storico, dei suoi valori, non originali, ma compresi e testimoniati con limpida adesione. La tua parola sia si,si o no, no. Per lei è stato sempre così. Quando le fu affidata la commissione Difesa del Senato, dopo aver preso visione dei contenuti dell'incarico, lo abbandonò motivatamente. Lidia Menapace, testimone di un brevissimo periodo storico, durante il quale si è investita di scelte coerenti con i canoni di una civiltà moralmente superiore, è una risposta alla dabbenaggine di tutti i rottamatori, come se le componenti multimillenarie e laiche che caratterizzano l'aria di vetta, fosse appannaggio dei giovani, a prescindere dai principi sui quali si sono formati. Riporto un estratto di alcune sue considerazioni, delle quali il XXV Aprile è stato solo l'occasione. Le interpolazioni, fra un estratto e l'altro, sono mie. A 90 anni, Lidia Mena­pace si sente sot­to­te­nente par­ti­giana. «Sta­mat­tina ero a Monza per la ceri­mo­nia uffi­ciale che mi ha pro­vo­cato un po’ di rab­bia e tri­stezza. Un cor­teo con la messa al seguito in cui nes­suno ha mai pro­nun­ciato le parole resi­stenza, libertà, par­ti­giani. Alla fine, siamo rima­sti un grup­petto nel parco a cele­brare il 25 aprile come si deve. Molto meglio qui all’Arena di Verona dove si può ricor­dare come il rico­vero dei sol­dati ita­liani dopo l’8 set­tem­bre sia stato il primo esem­pio di difesa popo­lare nonviolenta». Resi­stenza e Libe­ra­zione non possono essere “attua­liz­zate” senza abdicare alla libertà. A me fa sem­pre venire…l’asma sen­tir par­lare di memo­ria con­di­visa. Allora la scelta era netta: dalla parte del nazi­fa­sci­smo oppure la Resi­stenza. Oggi si tratta di stare dalla parte della Costi­tu­zione per cui l’Italia è una Repub­blica (non l’interesse pri­vato delle lobby) fon­data sul lavoro (non sul cemento, sulle spe­cu­la­zioni, sulle oli­gar­chie). Signi­fica anche smet­tere di pen­sare agli F35, rispet­tare fino in fondo l’articolo 11 e resti­tuire la sovra­nità al popolo e ai territori. L'impe­gno diretto per non arren­dersi al pen­siero unico è indispenabile e ciscuno che ne sia convinto deve adoperarsi conseguentemente, con le sue facoltà e le possibilità che esercita, come nel 1943–45. Ricordo bene il primo scio­pero alle Offi­cine mec­ca­ni­che Sant’Andea di Novara. Nel regime fasci­sta era vie­tato, addi­rit­tura un reato. Davanti ai can­celli, gli ope­rai hanno incro­ciato le brac­cia di fronte ai nazi­sti che alla fine se ne sono andati. Ecco, il lavoro come fon­da­mento della nuova Ita­lia. Come i con­ta­dini dell’Appennino che distri­bui­vano il rac­colto alla popo­la­zione. Da staf­fetta par­ti­giana, ho sem­pre rimosso dal cer­vello i nomi per paura di poterli fare sotto tor­tura. Ma non dimen­tico una fac­cia e qui all’Arena ne ho rivi­ste tante… Il futuro non esiste se non per frutto delle iniziative degli uomini. Bisogna rifuggire dagli obiettivi trionfalistici e lobbystici di cui vorrebbero farci strumenti. Io sto sem­pre con Rosa Luxem­burg: socia­li­smo o bar­ba­rie. Sono più che con­vinta che la nostra Costi­tu­zione più che rifor­mata deve essere attuata. Mi batto per una legge di ini­zia­tiva popo­lare, stru­mento vero di demo­cra­zia diretta come ha dimo­strato l’approvazione del testo sulla vio­lenza alle donne. Una pro­po­sta sem­plice: rea­liz­zare il secondo comma dell’articolo 1, resti­tuendo dav­vero al popolo l’esercizio della sovra­nità. Il con­tra­rio di ciò che ispira Renzi: meno con­trolli, con­trap­pesi, garan­zie favo­ri­scono la cul­tura un po’ auto­ri­ta­ria. Renzi mi ricorda tanto Fan­fani. E l’alternativa, come dimo­stra pro­prio il 25 aprile all’Arena, è il tes­suto resi­stente di sog­getti. Gli stessi che riven­di­cano il sacro­santo diritto di difen­dere il ter­ri­to­rio in Val­susa, a Niscemi o Vicenza dove per­fino deci­dono gli Usa sulla testa dei cittadini…

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