martedì 8 aprile 2014

Secessionismi in scala.

C'è una certa qual differenza fra i separatisti veneti e quelli ucraini delle regioni più prossime alla Russia e ben diversa è l'influenza esogena che provoca gli eventi e conferisce loro tanta sicumera. Gli Ucraini sono la pedina di scambio dei divergenti orientamenti degli Stati Uniti, che vogliono omogeneizzare, non tanto loro, quanto la Russia nei meccanismi capitalistici e finanziari puri e il putinismo che si oppone e che sa che una nuova riforma neo-liberista, alla Eltsin, dovrebbe necessariamente passare per la giubilazione dell'attuale Capo del Governo. Putin, dal punto di vista strettamente giuridico, si comporta come Ugo Chavez faceva in Venezuela, ma dal punto di vista politico, militare e geo-strategico ha ripristinato, in parte, l'autonomia della Russia e lo ha fatto in opposizione al modello capitalista uscito vincitore dalla guerra fredda. A sua volta, Putin non vuole ai suoi confini un'Ucraina ostile militarmente, avamposto anche di influenze economiche in contraddizione al riassestamento della Russia ed al suo progetto di stabilizzazione euroasiatica, verso est cioè, ma senza pressioni troppo forti e ravvicinate ai suoi confini verso quell'Europa continentale che è stata oggetto delle sue ambizioni dopo la seconda guerra mondiale. Un'Europa di nuovo capitanata dalla Germania, le cui politche neoguglielmine sono ancora in bozza, ma già se ne intravedono i connotati, meno autonomi ma comunque inquietanti. I Serenissimi invece, pur se interessati, quando facevano parte della Lega nord a contatti e collegamenti con piccoli ma agguerriti gruppi di separatisti, o meglio di revanscisti locali aspiranti al governo dei loro piccoli Paesi, come la Carinzia Vs. l'Austria del defunto Jorg Haider, esprimono l'apirazione domestica e provinciale di chi è insofferente a coinvolgimenti che vadano al di là dell'uscio di casa, che teme, senza capirla, l'Europa quanto le tasse che è abituato ad evadere e nella Babilonia delle genti e dei flussi finanziari vede, non tanto la perdita della propria identità culturale, che non sa neanche cosa sia, ma la diluizione dei risparmi accumulati in una vita di accantonamenti familiari. Per mantenerli e per ottenere benefici fiscali particolaristici, sono disposti - di questo sono convinto - ad usare anche il tritolo, contro i tralicci dell'alta tensione, casomai. Insomma, drammi veri e sceneggiate, anche se, la storia contemporanea d'Italia insegna che gesti d'inaudita violenza, attribuiti ad entità agenti che non potevano, di per sé, reggere a lungo, troppo a lungo, quel gioco, sono stati compiuti per alterare e poi riequilibrare gli assetti dello Stato, conformemente ai desiderata di entità connesse fra di loro in maniera occulta, più per la pappa e per l'indigeno potere, che per il dominio imperiale.

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