mercoledì 9 aprile 2014

Aegrotus sum

Fuori ci sono giornate tiepide, luminose e belle. C'è anche molta umidità e le mie giunture me lo ricordano, impedendomi di goderne. Un raffreddore non curato mi ha anche tappato improvvisamente le orecchie. Vivo in un clima ovattato, nel quale ho difficoltà a comunicare, tranne che con me stesso. Il mio, breve, è un tempo vuoto che inclinerebbe a ripiegare nella tristezza se non avessi il conforto della lettura: ho completato un saggio che mi trascinavo dall'anno scorso e ne ho inziati altri due che chissà quando finirò. Mio nipote mi ha portato un testo dell'Ottocento, il diario di un giovane professionista in una comunità di campagna, di cui sarà postero e collega. La splendida, chiara e semplice prosa di Bulgakov, che pure era ucraino, nativo di Kiev, ma scriveva in russo, come Gogol ed ai russi è attribuito, mi ha riconciliato con la lingua italiana, sia pure in traduzione. Il nitore espressivo degli scrittori russi e russofoni è di una tale bellezza da essere comparativamente tradotto, dalle migliori case editrici, conformemente alla ricchezza delle due lingue. Mi rendo conto dell'affacendarsi di chi mi sta d'intorno, non solo per conoscenza e memoria, ma anche per tutte le piccole lacune, incisi che vengono frettolosamente riempiti, in aggiunta agli adempimenti ordinari. Anche se da me si va a casa in orario e non ci sono trattenute in busta paga per le esigenze personali, di cui non voglio neppure essere messo a conoscenza nelle loro specificità, quest'ansia da appagamaneto si traduce in uno sforzo eccessivo, di cui il sonno sarà solo un elemento stabilizzatore ed egualmente inserito in un processo organizzativo non fisiologico. La burocratizzazione della vita, la sua organizzazione speculativa ed utilitaristica porta a considerare che i costumi naturali dell'animale uomo non facciano parte degli elementi imprescindibili della vita e creano infondate gerarchie d'uso e di comodo, basate su di un miserabile rilevatore di "valore", espresso in denaro, che con le poche esigenze della vita non ha nulla in comune e che è inadatto agli uomini. Su questa inadattabilità si fondano i conflitti e il diritto che li disciplina. Ieri, il bassotto a pelo ruvido ha compiuto dieci anni. Per quanto in ottima salute, è ora che abbia una discendenza degna di lui. Ci siamo affezionati a questo segugio da tana, adattabile anche alla caccia, dal fiuto implacabile e dal carattere paziente. I nipoti vengono a visitarmi e, non disponendo a loro volta di molto tempo, fanno i compiti e preparano gli esami, che io assecondo nei limiti delle mie capacità. E' sempre una delle soddisfazioni più vere e, nel mio caso, ha anche una tradizione, certamente inadeguata, ma sempre sentita e goduta con coinvolgimento. Aegrotus sum ma, quando il dolore si attenua, non me la passo neanche male. Che cosa mi manca? Niente. Di che cosa non sento la mancanza? Dello stress indotto, mio e degli altri che, per non esserne vessati, vi si sottopongono, fino ad ammalarsene. Imparare a relegarlo, richiede tempo, troppo per essere utile. E una malattia contagiosa, provocata da chi non ne soffre e vuole continuare a non soffrirne, che ho vissuto intensamente, come tutti, nel mio passato. Ma i miei suggerimenti non servono a niente. Ciascuno è un'isola e deve arrivarci, assurdamente, da se. Saggio, quando non serve più.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti