sabato 13 ottobre 2012

ONU, quando c'è, batte un colpo.

Poche ore fa il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha varato una risoluzione, un via libera ad un intervento internazionale nel nord del Mali, sfuggito al controllo governativo e passato in quello di Tuareg separatisti, di radicali islamici e di Al Qaeda. Missione internazionale: lo è, ma limitatamente ai Paesi dell'Africa occidentale, marca, ex coloniale, della Francia che ancora vigila e si intromette in ogni vicenda locale e che ha fatto adottare ai quei popoli il "franc-cefa", secondo un rapporto di cambio riferito al franco ed ora all'euro. La francia lamenta soprattutto l'espropriazione della sua tutela di fatto sul Mali e ha premuto sugli altri menmri del Consiglio di sicurezza e sugli alleati stabili ed occasionali, per far muovere truppe africane, a tutela di interessi ocidentali, quasi esclusivamente strategici e dei suoi desideri di prevalenza nelle aree che l'avevano vista colonizzatrice. Agli Africani, in quanto tali, poco interessa - ritengo - che in una parte del Mali gli equilibri, frutto di altrui mandati, vengano alterati. L'ONU, comunque, in questa circostanza, dimostra di non essere solo un feticcio diplomatico, anzi, se ci si limita alla tutela di interessi regionali che si sposino con la geostrategia d'area o globale, agisce come un'entità reale del diritto internazioanle, mentre viene svilito e bypassato, quando la grande potenza statunitense, che non ha mai ottenuto, se non a cose avviate o a posteriori, riconoscimenti bellici, lo ignora e procede comunque, casomai dopo aver imbastito una inutile e inconcludente fase dibattimentale, spesso proponendo o imponendo argomenti pretestuosi per dare corso ai suoi scopi. In questo caso, nulla ostava all'intervento, se non la messa in prima linea di contingenti africani. Più coerente e meno ipocrita sarebbe stato un dispiegamento di truppe francesi, ma, forse, ai regimi west-africani, dotati di una parvenza di parlamentarismo d'importazione francese e demandati ad una politica di contenimento di soggetti ignoti alle diplomazie, ostili all'occidente e inclini alla guerra santa, gli sviluppi maliani recavano qualche apprensione. Ho un ricordo personale di quella regione, uno scacchiere ora francofono, ora anglofono con diramazioni meridionali portoghesi. Rammento i mercenari bianchi, presenti ad ogni posto di confine a fare da mediatori fra i turisti e i custodi dei confini, che ad ogni passaggio, chiedevano pretestuosamente dei soldi per chiudere un occhio su mancanze mai commesse, ignorando qualunque evidenza contraria. Chissà perché, ma anche questa esperienza me ne richiama di attuali. Pochi giorni fa, Romano prodi era stato nominato commissario d'area, un po' come Mario Monti è il commissario europeo, a disvelamento di cosa si componga la diplomazia mascherata e di che cosa si sostanzino gli apparati politici transnazionali, le nomine e le candidature. La Francia è stata "richiesta" dall'ONU di fornire assistenza , addestramento e aiuto logistico a truppe quasi locali, ma talmente male organizzate da rischiare di perdersi e di perdersi gli obiettivi. Nella primavera di quest'anno, approfittando della confusione provocata da un colpo di Stato di alcuni giovani ufficiali, il Movimento di liberazioane Tuareg, fondato da fuoriusciti libici, dopo il recente conflitto, ha proclamamto la secessione del nord del Mali, abitato appunto dai Tuareg. Altro esempio di come la guerra si espanda orizzontalmente e verticalmente, in zone acconce. I militari golpisti ci ripensavano, ma nel nuovo Stato autoproclamatosi: Azawad, prendevano posto al Governo anche islamisti e affiliati ad Al Qaeda, che poi avrebbero cacciato i "nativi" Tuareg. Ecco, allora, i Tuareg che chiedono aiuto alle istituzioni internazionali, che se ne sarebbero bellamente fregate, se non fossero stati in gioco anche i loro interessi sensibili, soprattutto in relazione ai mobilissimi esponenti di Al Qaeda. Guida francese, braccia africane e accertata presenza di centinaia di militari frncesi, ma anche statunitensi e canadesi, fiondatisi sull'obiettivo. Romano Prodi, per l'esattezza, è "inviato speciale per la regione del Sahel", che comprende anche il Mali. Dovrà quindi fare un lavoro di sottile cucitura d'ambiti, atteggiamenti e comportamenti, rispettare le specificità delle esigenze neo-coloniali e tessere un ordito che possa accontentare l'ufficialità immaginifica dell'ONU, che, questa volta - lo ribadisco - ha potuto fare il suo mestiere. La diplomazia è questa e, anche quando deve accontentarsi di un ruolo vicario e subordinato alla logica di potenza, si adatta plasticamente ad ogni esigenza esornativa. Se Prodi ci saprà fare, otterrà altri sponsor influenti ad una sua ipotetica elezione alla Presidenza della repubblica italiana o nei ranghi della ricca ed evoluta galassia europea. Perché l'ordine regni di nuovo a Bamako ( la Capitale ),Timbuktu e Gao, la regione dovrà essere restituita al Governo del Mali, che conterà come il due di picche, tranne che in termini di ufficialità repressiva, ad opera delle armi dell'Ecowass - Economic community of west african States, comprendente quindici Paesi - ....anche se l'assistente del Segretario generale dell'ONU per i diritti umani, Ivan Simonovic ( ma va là ) ha dichiarato che i ribelli hanno imposto nei territori occupati la Sharia, con corollario di lapidazioni e di amputazioni, distruzione di monumenti storici ( di solito, fatti di terra lavorata ) e un peggioramento delle condizioni delle donne. Lo ha constatato di persona. Viaggio pagato. Quelle terre - se sono personalmente testimone, ho attraversato fiumi e tratti di mare, anche sul traghetto che è affondato disastrosamente alcuni anni fa e girato a piedi per savane e villaggi - sono sempre state inquinate ed invase da mercenari, chi al soldo dei Francesi, chi degli Inglesi e chi degli Spagnoli, che supportati dalla loro aviazione, hanno condotto e conducono guerre, ignorate, che non trovano risoluzione - un po' come in Afganistan, forse in Iraq et similia - e conservano solo un magmatico status qua, osteggiato e combattuto, su base locale, da milizie mai dome. Se questo è, a che serve tutta questa messinscena, se non a ripristinare, per l'ennesima ed inutile volta, un equilibrio instabile? Eppure la diplomazia, questa volta ha avuto un ruolo, anche l'ONU, forse Prodi. Il diritto internazionale ha trovato formale apllicazione, in uno scenario da teatrino dei burattini.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti