mercoledì 10 ottobre 2012

Ieri.

Ieri, quarantacinque anni fa, è morto il Che. "Che", nell'idioma spagnolo e nell'argot sud americano, è un rafforzativo-sostitutivo del nome proprio e serve ad indicare e identificare con immediatezza, una persona dotata di carisma e guaperia. Aveva lasciato l'Avana dopo aver fatto parte del Governo rivoluzionario ( una contraddizione in termini ) e aver avvertito che la convivenza con Fidel Castro lo avrebbe relegato progressivamente in un ruolo burocratico, casomai burocratico-rivoluzionario. Le celebrità e le celebrazioni si sarebbero sovrapposte, poi sarebbero diventate duali, le regioni nelle quali avevano rispettivamente agito, il nord per Fidel, il sud per il Che, rischiavano l'identificazione retorico-rivoluzionaria, la dualità avrebbe alterato il totalitarismo del sistema ( più concettualmente e sentimentalmente che fattivamente, perché ogni prassi ipotetica deve convivere con la storia, il clima e l'indole di chi è chiamato ad interpretarla )costituito un potenziale fattore di crisi. Rispetto a Castro, espressione della più istruita, oltreché potente, borghesia cubana, era un apolide , un esule combattente. Il Che era nato in Argentina in una famiglia di professionisti e aveva, per parte sua, completato gli studi in medicina. Poi. "dopo aver fatto contenti papà e mamma" si era "arruolato" fra i barbudos castristi. Aveva lasciato i suoi approdi per viaggiare nell'universo rivoluzionario, laddove "un uomo freme di sdegno ogni qual volta assiste ad un'ingiustizia". Sulla coerente vita da hidalgo di Ernesto Guevara non sembrano esserci opacità; sulla vera genesi del lider maximo, non tutto è evidente. Anch'egli di ottimi studi - è avvocato - e di grande eloquenza - splendido un suo discorso commemorativo di una tappa della Rivoluzione cubana che lo aveva visto protagosta, a cui ho assistito in Plaza de la Revolucion, in uno spagnolo muy lindo - ma anche di estrazione privilegiata - perché la possibilità di coltivare un animo rivoluzioanrio è un privilegio -, di finanziatori non trasparenti ( esistono foto di Castro a New York ). L'Avana è, ancora oggi, Centro della coordinadora massonica latino-americana. Esiste una componente di sinistra della Massoneria internazionale ( ne fece parte Garibaldi ) e gli Stati Uniti non ne sono esenti. La scelta di Guevara fu vitalistica e missionaria insieme: un messianesimo accompagnato dalla morte, che inflisse e che accettò con calma ( testimonianza del suo assassino )per portare agli oppressi e agli inconsapevoli la libertà dall'umiliazione. C'è poco in lui del marxista tedesco..o russo, anche se conosceva la dottrina. Vitalista perché prese rapidamente atto che il potere stanziale, la rendita pigra non gli si addiceva e che, forse, da straniero e da esule non era concretamente possibile . Riprese quindi le armi e si spostò in Bolivia, Paese miserabile e in mano ad un dittatore: Barrientos. Fu venduto ai miliziani del regime proprio da quei campesinos che si illudeva di rappresentare ed ucciso il giorno successivo all'arresto da un sergente, probabilmente in cambio di qualche mediocre riconoscimento. Per anni è rimasto sepolto sotto un'autostrada, fino a che il Governo boliviano ne ha consentito la riesumazione e l'inumazione nel Mausoleo di Santa Clara, prima, suo cenotafio. Era stato un combattente valoroso e un comandante sottile. Riuscì ad espugnare Santa Clara, nel sud dell'isola, con trecento uomini, avendone ragione, con una serie di assalti mirati che, in poche ore, provocarono gli spostamenti delle truppe, necessari a colpire al cuore la guarnigione, composta da quasi tremila uomini. Fu razionalmente spietato: non ci furono superstiti fra i prigionieri. A Santa Clara sono conservati i vagoni del treno che recava i rinforzi, che furono intercettati e annientati. Sono rimaste anche alcune amache sulle quali i givernativi avevano consumato la loro ultima siesta. il Che è stato un mito per un'intera generazione di ragazzi europei, borghesi come lui, anche se infinitamente più vili. Non fu un mito, invece, per i diseredati sud americani, di cui, probabilmente, gli sfuggiva la dimensione e la natura vera, con l'eccezione dei cubani anziani che avevano conosciuto lo sfruttamento economico e morale degli statunitensi e la ferocia primitiva del fascismo caraibico di Fulgencio Batista. I Cubani, splendidi combattenti, ne hanno ammirato il coraggio e la determinazione, non aliena da ironia e cultura. Oggi è consegnato alla memoria dei Cubani a cui contribuì a restituire dignità e sensuale libertà, per decenni e oggi purtroppo svilita dal decadere fisico del suo compagno di militanza, il lider maximo e dalla successione familistica, affidata al fratello Raoul, non stimato, perchè non combatté. La vita è cos', nella sua empirica concretezza. E' un attimo che si consuma subito o che prolunga i suoi effetti per più o meno tempo, per poi svanire nell'indifferenza. Il suo, di attimo, lo ha cercato, ottenuto e vissuto. Aspirare ad averne due era utopistico. Hasta siempre Comandante.

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